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Visualizzazione dei post da 2015

Notte silente

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  Poche notti sono così limpide, soprattutto d’inverno. La macchina filava silenziosa lungo la provinciale nonostante i suoi centosessantamila chilometri, era un’utilitaria gli ultimi anni erano stati quelli che erano stati e per il momento doveva ancora andare. Era la vigilia di Natale, moglie e figli erano già partiti per la cittadina dove viveva ancora la maggior parte dei parenti e li stava raggiungendo. Non era la prima volta che viaggiava da solo e un senso di rilassamento cominciava a pervaderlo, forse per la soddisfazione di aver risolto quell’ultimo stupido problema o forse per il piacere di andare a fare quella cena in famiglia dopo un bel po’ che non la vedeva riunita. Un velo di brina copriva i campi e luccicava alla luce dei fari. Di proposito manteneva una velocità moderata, non era né la strada né l’auto, né l’occasione adatte per correre. Senza contare che l’avanzare dell’età gli stava inesorabilmente riducendo vista e i riflessi. All’uscita da una curva lo vide per un

Si è rotto il PC

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Quando in un ufficio si rompe un computer è sempre un dramma, specie se si tratta del server di rete, ovvero della macchina dove sono archiviati i dati più importanti della tua attività. Ne seguono giorni tristi durante i quali devi prendere decisioni abbastanza dolorose. Questa volta ne siamo usciti con una spesa tutto sommato contenuta in termini di Euro, ma impegnativa in termini di tempo. Ogni volta che si mettono le mani su una rete di PC si devono fare innumerevoli operazioni: backup dei dati, configurazione della nuova rete, risolvere problemi di compatibilità degli applicativi, aggiornare le licenze degli antivirus, ricostruire di tutti i collegamenti ai programmi e re-installare i dati salvati. Con l’occasione naturalmente approfitti per aggiornare i sistemi operativi facendo in modo se possibile di avere la stessa versione su tutte le macchine. E’ stata dura, mi ha impegnato per quasi un'intera settimana ma ne sono uscito vincitore e non senza una carezza all’autostima.

Gli Abba

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  Qualche volta guido la macchina di mia figlia, è una vetturetta scattante dal nome impronunciabile, Toyota Iq. Credo si legga Aichiu, sembra una rana e infatti se suoni il clacson fa cra cra e non bip bip. Larga e corta, tanto da fare concorrenza alla Smart. Ha la pretesa di avere quattro posti ma quelli dietro sono come quelli della 500 di una volta, ovvero esistono solo sulla carta di circolazione. E’ completamente automatica, manca il pedale della frizione e devi solo accelerare o frenare, come con il motorino. Una volta fatta la mano è addirittura divertente. Insomma una macchinetta moderna, perfetta per una giovane donna che vuol vivere al passo col suo tempo e la sua generazione. Ha anche qualche soluzione sfiziosa, tipo i comandi dell’autoradio sulla razza del volante. Basta che non pretendi di cambiare canale, perché per farlo devi usare una specie di joystick, talmente pratico che rischi di prendere il primo albero che ti attraversa la strada. Così questa mattina mi sono sed

L'abito da sposa

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Questa storia parla di un bambina (io) che vede la nonna (Maria) cucire con infinito piacere e creatività, ricavando dal nulla degli autentici capolavori sia per noi nipotine che per le nostre bambole. Questa storia parla di una adolescente (io) che sogna il principe azzurro, ed il suo fantastico abito da sposa. Trova il principe azzurro ma dell’abito da sposa non le importa più nulla. Questa storia parla di una nonna (Alba) che ha il culto dei pizzi, forse ereditato da sua mamma, che compra, compra, compra e poi rimangono lì; forse presagendo che quella bambina – adolescente – sposa – madre un giorno avrà voglia di creare per la sua figlia speciale un abito da sposa. Questa storia parla di una figlia (Alice) che da piccola quando mi vedeva cucire mi chiedeva: ”mamma un giorno farai anche il mio vestito da sposa?”. Questa storia parla di una figlia che da grande, al rientro dal matrimonio di un’amica, mi dice :”mamma mi farai il mio vestito da sposa?!” Questa storia parla di una figlia

Quarantesimo

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Cara Tittì Quando si decide di scrivere una cosa qualunque, che sia una lettera, una relazione, o un racconto, ci vuole un minimo di ispirazione, è vero per i grandi scrittori come per i cialtroni come me. L’ispirazione non è altro che un idea, all’inizio vaga che piano piano prende forma. Così quando ho pensato che quest’anno sarebbe stato carino buttare giù un pensiero per il nostro anniversario di matrimonio ho temporeggiato un bel po’ dicendomi “tanto c’è tempo”. Ma poi stava per finire anche quello, quindi sono passato al piano B, mi sono seduto e ho cominciato a scrivere, chissà forse mi sarebbe venuta qualche idea strada facendo. Non è passato molto prima che mi venisse il panico. Ma come ultimamente m’è venuta la mania di scrivere un po’ di tutto e ora proprio su questo non mi viene nulla? Sarebbe stato troppo imbarazzante ammetterlo anche solo con me stesso. E se fosse proprio questo il senso di tanti anni passati insieme? Forse è diventato talmente normale che non si ha nulla

Il baratro

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Su una spiaggia inondata di sole, una delle più belle che conosca. E’ un giorno caldo, fra i più caldi dell’anno. Siamo in tre seduti al tavolo del bar di uno stabilimento balneare. L’atmosfera è obbligatoriamente spensierata. Musica, frastuono di bambini, gli ultimi pettegolezzi sull’amica, l'unica che in quel momento non c’è, arrivano dai tavoli vicini. Passano ragazze con bikini minimalisti che saprebbero distrarti da qualunque ragionamento serio. Sicuramente è così anche per i ragazzi, ma qui non saprei giudicare. Il quarto del gruppo si è appena appartato, forse volontariamente per agevolare quella conversazione che deve avvenire in confidenza, nonostante non sia né il momento né il luogo adatto. Infatti non è l’atmosfera ideale per sentire il racconto di un dramma, ma quando delle persone che dovrebbero conoscersi bene invece si rivedono solo fortuitamente dopo tanti anni, ogni luogo è appropriato e ogni momento è quello buono. Dei bambini diventati ragazzi e poi adulti, nati

Ho un appuntamento con una signora

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  Cosa fa nella vita lo sai perché la segui da anni, ovviamente oltre alla sua arte: una presa di posizione politica moderata e senza esagerazioni, sostenitrice di associazioni umanitarie, sempre in prima fila quando c'è da raccogliere fondi per qualche sciagura, disposta a dare una mano ai suoi giovani colleghi senza snobismo. Ma vederla dal vivo è tutta un’altra cosa. E stai li a bocca aperta a sentire una che ha la tua stessa età cantare come un angelo, ballare come una gazzella, dialogare col pubblico, fare autoironia, rendersi obbligatoriamente simpatica. Su un palco semplicissimo anche se accompagnata da bravissimi musicisti c'era solo lei. A raccontare quarant'anni di canzoni e tutto sommato di storia, con grazia e bravura a una grande platea, come fosse stata un salotto di amici.

Master & Commander

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  Tutte le storie finiscono prima o poi, quelle brutte con sollievo e quelle belle con un po’ di amarezza. Così oggi ho letto l’ultima pagina di un'avventura che mi ha accompagnato per tredici anni, il ciclo di romanzi di Patrick O’Brian ambientati nell’epoca napoleonica. Undici volumi scritti nell’arco di trent’anni, circa tremila pagine in tutto. In realtà ci vuole molto meno a leggerle per un vero appassionato, ma il bello è proprio questo, ogni volume è a se stante anche se legato da un filo conduttore con quelli che lo precedono. Io me la sono presa comoda, alternando i libri che compravo qua e là generalmente in occasione delle ferie, con altre letture. Due i protagonisti: Jack Aubrey un battagliero comandante della Royal Navy e Stephen Maturin il suo inseparabile amico e compagno di viaggi. Jack è uno che ha fatto la gavetta, fatta di vita dura, alti e bassi, colpi di fortuna e rovesci finanziari. Stephen è il personaggio più eclettico: figlio illegittimo di origine irlandes

Vento e processori

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  Tra i più bei ricordi conservo quello di un viaggio di pochi giorni fatto 25 anni fa, in barca a vela con un equipaggio composto da ben tre generazioni: mio padre, io e mio figlio. Partecipammo ad un raduno organizzato da un club nautico a Teulada. Era novembre e la cena conviviale si svolse sul molo, sotto un tendone allestito all’ultimo momento per ripararci da un copioso temporale. Il ricordo è sfumato, in particolare quello della cena, probabilmente perché alzammo tutti il gomito compreso il più giovane allora solo quindicenne. Tanto poi avremmo dovuto buttarci in cuccetta e ripartire con calma il giorno dopo. Quella barca anche se di appena 7 metri era già modernissima, rispetto ai tempi in cui quindici anni li avevo io e frequentavo i corsi di vela a Carloforte. Aveva il rolla fiocco e i rinvii delle drizze nel pozzetto, accorgimenti banali ma che ti permettono di manovrare in sicurezza, anche col mare grosso senza rischiare di cascarci dentro. Oggi l’anziano comandante di quel

La zattera

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  La zattera della Medusa è un dipinto di Théodore Géricault che per quanto realistico resta frutto della fantasia. La realtà spesso è ben diversa. La morte per annegamento è una delle peggiori, la gente di mare lo sa bene e ne ha orrore, perché per quanto si possa essere provetti nuotatori presto o tardi le forze vengono meno e si soccombe, lentamente, inesorabilmente, è solo una questione di tempo. Tant'è vero che la morte per annegamento simulata è una delle peggiori torture. L'uomo che vede un suo simile annegare e non fa nulla non è molto diverso da un torturatore. Un torturatore non è un uomo, e questa è la peggior qualifica che possa ricevere. Tutti i popoli europei in passato sono stati o oppressori od oppressi. Tutti i popoli europei conoscono le cause e gli effetti che inducono chiunque a lasciare la propria casa a rischio della vita. Un popolo che ha già vissuto tale esperienza, che ne vede un altro subire la stessa sorte e resta ignavo, non è un popolo civile. Ques

Il barometro del nonno

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  Il barometro del nonno deve avere almeno settant’anni, me lo regalò tanti anni fa una zia e ci sono molto affezionato. A dispetto dell’età è molto preciso, forse avrebbe bisogno di una taratura accurata, ma è sensibilissimo e quindi fa ancora bene il suo mestiere. A differenza di quelli moderni, digitali e con memoria elettronica, ha un sistema semplicissimo per fare delle previsioni del tempo alla buona. Quello che conta in meteorologia non è la lettura istantanea ma la tendenza: barometro che sale = tempo che migliora, barometro che scende = tempo che peggiora. Come tutti i barometri di una volta ha una lancetta di riferimento da muovere manualmente, la si sovrappone a quella di lettura e se dopo un certo numero di ore la pressione è scesa puoi aspettarti pioggia, o viceversa. Questa volta la lancetta di lettura è molto al di sotto della sua posizione abituale. Mentre guardo il barometro del nonno sento tre pompe elettriche che ronzano, sono quelle che dovrebbero tenere asciutta la

Devastazione della fontana del Bernini

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Non ho dubbi che la colpa sia non dei barbari ma del calcio stesso, come al solito si accusa una nazione intera per colpa di pochi scalmanati. Nel 90 si sono tenuti i mondiali in Italia, ricordo che a Cagliari avevano mandato le squadre con la tifoseria notoriamente più pericolosa, perché essendo su un'isola la si poteva controllare meglio. Le squadre che hanno giocato da noi erano l'Inghilterra, l'Irlanda, l'Egitto e guarda caso i Pesi Bassi. Allora abitavo nelle vicinanze del consolato Inglese, dove ogni mattina c'era la fila di quelli che s'erano fatti pescare a fare casino in giro, che venivano rimpatriati senza tanti complimenti. A tutti i bar della città fu vietato di vendere alcolici, birra compresa. Funzionò per poco perché non ci misero molto a scoprire luoghi, per esempio la cantina sociale di Monserrato in pieno centro accanto al palazzo della dogana, dove il vino lo vendono sfuso, limitatamente alla capienza della tanica o taniche che riesci a portar

Il castello di San Giorgio

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E’ un'occasione qualunque per una visita ad Iglesias, una cena con amici di vecchissima data. Con questa scusa è normale andare a frugare un po’ su internet, per cercare una meta per il giorno dopo e allungare la visita, tanto più che il meteo prevede bel tempo. Trovo tra le foto dei siti minerari il bellissimo profilo della miniera di San Giorgio, ne avevo già sentito parlare e questa è l’occasione giusta. Faccio un volo con Google Earth rilevo le coordinate di partenza e di arrivo, traccio un percorso, modifico il formato del file per poterlo caricare sul GPS da trekking e la rotta da seguire è pronta. Più precisamente si tratta del Pozzo Santa Barbara, sito sull’altipiano di San Giorgio tra Monteponi e Gonnesa, reperibile sulla carta topografica come Sa macchina Beccia (la macchina vecchia) o altrimenti noto addirittura come castello di San Giorgio. Nel contesto di un'area ricchissima di siti i archeologia industriale pressoché tutti abbandonati. E’ una bellissima installaz