Notte silente

 


Poche notti sono così limpide, soprattutto d’inverno. La macchina filava silenziosa lungo la provinciale nonostante i suoi centosessantamila chilometri, era un’utilitaria gli ultimi anni erano stati quelli che erano stati e per il momento doveva ancora andare. Era la vigilia di Natale, moglie e figli erano già partiti per la cittadina dove viveva ancora la maggior parte dei parenti e li stava raggiungendo. Non era la prima volta che viaggiava da solo e un senso di rilassamento cominciava a pervaderlo, forse per la soddisfazione di aver risolto quell’ultimo stupido problema o forse per il piacere di andare a fare quella cena in famiglia dopo un bel po’ che non la vedeva riunita. Un velo di brina copriva i campi e luccicava alla luce dei fari. Di proposito manteneva una velocità moderata, non era né la strada né l’auto, né l’occasione adatte per correre. Senza contare che l’avanzare dell’età gli stava inesorabilmente riducendo vista e i riflessi.

All’uscita da una curva lo vide per un attimo, giusto il tempo che il fascio di luce della sua auto lo intercettasse come la scopa di un faro sul mare. Era abbastanza lontano e stava seduto sul bordo di un fontanile, di quelli che in aperta campagna servono ad abbeverare gli animali. Colse in quel breve attimo qualcosa di strano, talmente anomalo che lo indusse a fermarsi alla prima piazzola, anche se non aveva avvertito alcun pericolo. Spense il motore e con quello anche le luci. La campagna intorno assunse il suo colore naturale, era visibile ogni particolare grazie ad una potente luna piena. Scese dalla macchina e si girò a cercarlo. Non c’era un filo di vento ed un silenzio perfetto avvolgeva tutto. Quella strada non era mai trafficata perché lontana dall’altra più veloce e a quattro corsie, che correva praticamente parallela. La preferiva proprio perché più tranquilla e meno frequentata dagli automobilisti col piede pesante.

Poi lo rivide di nuovo, quasi un punto luminoso a se stante, forse perché era vestito di bianco, o almeno così sembrava al chiaro di luna, con una specie di tunica e un giubbino di vello di pecora. Scorse un gregge li vicino e pensò subito che si trattasse di un pastore, ma quale pastore si veste di bianco, specie in pieno inverno? Ebbe la sensazione che lo stesse guardando e che addirittura gli facesse un cenno perché si avvicinasse. In altre circostanze avrebbe lasciato perdere, in tempi come quelli non si sarebbe mai avvicinato a uno sconosciuto, di notte in aperta campagna, ma ormai la curiosità lo aveva catturato e si avviò con passo lento. Per fortuna non pioveva da qualche giorno e il terreno era asciutto, salvo il velo di brina, quindi poteva camminare con le scarpe da città senza paura di rovinarle troppo.

Senza accorgersene fino all’ultimo momento passo vicino a un enorme cane da pastore, trasalì e fece uno scarto, bianco anche lui come quella notte di latte, se ne stava buono e tranquillo senza dare il minimo segno di inquietudine. Raggiunse l’uomo e lo guardò negli occhi, era giovane, sulla trentina, con lo sguardo chiaro delle persone che non hanno nulla da temere ma nemmeno nulla da far temere. Anche se era seduto si intuiva che era alto e robusto, quello che si direbbe un bel giovane insomma. Aveva un non so che nelle movenze, che lo faceva sembrare uno di quei giovani istruiti e già realizzati, che ad un tratto mollano una carriera avviata e brillante per tornare ad una vita più semplice, fatta di cose essenziali e senza sprechi.

« Hai bisogno d’aiuto? » gli chiese.

« No grazie, sono qui che mi godo una notte così bella e non chiedo di meglio. »

« In pieno inverno, ma devi proprio, sei anche vestito leggero, non hai freddo? »

« Son venuto a dare un’occhiata al mio gregge, non lo vedi? »

« Pensavo che al giorno d’oggi i pastori non avessero più bisogno di passare le notti all’aperto, che alla sera se ne tornassero a casa col loro fuoristrada. Ne ho visti tanti fare così. »

«Beh si vede che io sono un tipo all’antica. E poi il fuoristrada non ce l’ho, non mi serve. »

« Abiti da queste parti? »

«Noi pastori giriamo molto quindi siamo i più classici cittadini del mondo, non abito in un posto in particolare. Seguo il mio gregge da lontano e gli vado vicino quando mi sembra che sia necessaria la mia presenza. »

« Per esempio? »

« Per esempio in un momento come questo. Non ti sembra che ultimamente le cose stiano andando abbastanza male? »

« Per le pecore? »

« Per le greggi in genere, anche l’umanità in fondo è un grande gregge. »

« Comincio a capire, adesso mi dirai che questo grande gregge ha un unico pastore. Certo, un solo gregge ha bisogno di un solo pastore, ma gli uomini purtroppo non la pensano così. Ognuno è convinto di appartenere ad un gregge diverso e naturalmente migliore di tutti gli altri. E il loro pastore deve essere anche lui diverso dagli altri, il più forte e potente di tutti. Se non ci fossero i pastori di mezzo, direi che siamo più simili ai lupi che alle pecore. »

« Eppure è così semplice. In tempi ormai lontani, quando la globalizzazione non era nemmeno un concetto, anzi per la verità non era un concetto nemmeno il globo, il pastore del grande gregge doveva farsi in quattro. In quattro si fa per dire, perché doveva andare in giro su tutto il pianeta a governare tante pecore sparse, che nemmeno sapevano di essere così numerose. - Non avrai altro Dio all’infuori di me - ricordi questa frase? E’ il fondamento della maggior parte delle religioni, una sorta di atto costituzionale, ed è l’unico comandamento difficile da accettare, perché tutti gli altri sono talmente ovvi e semplici che stanno scritti nel DNA di ogni uomo, senza bisogno di nessun insegnamento. Così come l’istinto sta scritto nelle cellule di tutte le altre creature che chiamiamo bestie. Ma se si accetta la prima regola come un dogma, si deve accettare che Dio, in quanto unico, sia da condividere con tutta l’umanità, senza distinzioni geografiche, né tanto meno antropologiche. Invece Dio proprio per essere condivisibile, si e dovuto vestire in tanti modi diversi, a seconda dei luoghi e soprattutto del tempo in cui si è manifestato. Per così dire ha dovuto seguire le mode e adattarsi ai contesti. Costretto com’era, a farlo per essere convincente, ma soprattutto per essere più facilmente compreso. »

« Ma se è così onnipresente e onnipotente, perché lascia che ci si uccida in suo nome? »

« Perché Dio pur essendo onnipotente (quasi) non è perfetto, almeno secondo il nostro modo di pensare. Così come non è perfetto nemmeno il mondo con tutte le sue leggi naturali. Se avesse creato un mondo perfetto, lo avrebbe creato senza senso, oltre che terribilmente monotono. Si sarebbe potuto sedere li da una parte a vedere la sua opere d’arte, senza bisogno di continue correzioni. Non ci sarebbe stato bisogno di nessuna religione, perché non è pensabile un Dio che crea un universo e un’umanità solo per glorificare se stesso. Le religioni a pensarci bene sono solo dei regolamenti, non molto diversi da tutte le altre leggi che fanno gli uomini. E’ proprio il mistero della creazione che provoca il bisogno di religione. Per quanto la scienza si arrovelli per trovare una spiegazione. Prendi il Big Bang da cui tutto sarebbe nato, manca e mancherà sempre una spiegazione sul cosa c’era prima. Potremo arrovellarci in eterno senza venirne a capo, ma probabilmente non accadrà perché se continua così l’umanità si estinguerà molto presto, senza bisogno di nessun fischio finale divino. Il più grande difetto dell’universo è il tempo, era inevitabile crearlo perché la vita avesse un senso, senza il tempo sarebbe stato immobile e immutabile. Se consideriamo la religione cristiana, per effetto del tempo ciò che è accaduto duemila anni fa si è ovviamente in gran parte dimenticato. Le prime testimonianze scritte sono state redatte molti anni dopo quei fatti, molto probabilmente già distorte. Col tempo sono state riscritte, tradotte e ancora riscritte. Ogni volta travisate o interpretate secondo le convenienze del momento. Per i cristiani quello è stato un momento unico e irripetibile, ma come si può essere così egoisti da pensare che sia accaduto una volta sola, in un solo luogo e a quell’epoca per giunta. Oggi uno starnuto lo si può sentire in qualunque parte del mondo, allora la Palestina era uno dei regni più piccoli di un piccolo impero. Perché mai il resto dell’umanità allora sconosciuta, doveva rimanere all’oscuro di tutto? Gli ebrei quel momento lo aspettano ancora oggi e non hanno il coraggio di farlo accadere mai. I musulmani invece sono convinti che Dio è talmente grande, talmente Dio, che mai e poi mai si abbasserà a diventare uomo. Opinioni talmente diverse che vedono quei popoli nati e cresciuti in un area così ristretta, in guerra tra loro da duemila anni. »

« Ma la Chiesa avrebbe dovuto tramandare, diffondere, unificare… »

« Ah per favore no eh! Dio è Dio, gli uomini sono uomini. E se Dio è imperfetto figuriamoci gli uomini. Torniamo al cristianesimo così mi spiego meglio perché in questo momento, e in fin dei conti in questa notte così speciale, è il campo in cui ho più esperienza. A quel tempo Gesù non ha mai detto che i suoi apostoli avrebbero avuto una delega in bianco. Lo hanno tradito fino all’ultimo e hanno lasciato che lo macellassero su una croce badando bene di starsene in disparte, come avrebbe potuto fidarsi di loro… Sperò che avessero capito, e forse loro, quelli che hanno avuto la fortuna di ascoltare i suoi insegnamenti di prima mano, avevano davvero capito, ma poi come ho detto è passato del tempo. E cosa avrebbe dovuto fare? Mica poteva rimanere in quel luogo, tra quella gente per sempre. Allora si che avrebbe creato un popolo eletto, che sarebbe stato poi odiato da tutti gli altri! Non abbiamo fatto tesoro nemmeno delle cose più elementari e più ovvie. Guarda come trattiamo le donne. Se si vuol credere alla Bibbia Eva è nata da una costola di Adamo, ma perché? Perché non c’era altro modo di stabilire chiaro e tondo che è fatta della stessa materia, della stessa natura e spirito. Se Dio avesse creato prima l’uomo e poi la donna, separatamente, ci sarebbe stato da chiedersi perché in quest’ordine, e perché in due momenti diversi, creando così una gerarchia. La diversità di sesso era necessaria per garantire la procreazione, la selezione naturale, l’evoluzione della specie, i caratteri dominanti e quelli recessivi, ecc. Ma uomo e donna devono essere intellettivamente uguali e fisicamente molto simili, perché ciascuno deve trasmettere i suoi geni migliori in una mutevole alchimia che non finirà mai. Devono anche avere uguali opportunità di sopravvivenza, perché mancando l’uno l’altra deve essere in grado di allevare e proteggere la prole, anche da sola, e viceversa. Queste cose dal punto di vista scientifico oggi le sappiamo benissimo. »

« E con le devianze omosessuali come la mettiamo? »

« Ah ma allora sei proprio di coccio. Le tendenze sessuali hanno a che fare con l’amore e non con il sesso. Amore e sesso non sempre sono la stessa cosa, alla tua età dovresti saperlo. Il sesso inteso come attrazione fisica, serve solo ad agevolare la procreazione. Poi che l’uomo abbia perso di vista questo nobile fine è un altro paio di maniche. L’amore è un sentimento dei più puri, si amano uomini e donne, genitori e figli, l’amico con l’amico, maestri e allievi, ognuno in modo diverso e soprattutto a diversi gradi, ma il sentimento è lo stesso. Allora perché non dovrebbero potersi amare persone di sesso uguale? L’amore è l’antidoto alla più grande malattia che può colpire un essere umano: la solitudine. Amore e sesso vanno di pari passo nella maggioranza dei casi, ma più si allontanano più il sesso diventa impuro. Talvolta fino a trascendere in prevaricazione e violenza. Ecco perché un rapporto consapevole e consenziente non potrà mai essere un peccato. Il matrimonio poi, se è qui che vuoi arrivare, è uno stratagemma tecnico nato per rendere la convivenza più stabile, a garanzia delle due parti e dei figli. Sia che lo si intenda in senso religioso e sia che lo si intenda in senso civile. Tant’è vero che mancando la prima istituzione i non credenti hanno creato la seconda con fini identici. »

« Ma quindi come la vedi. Hai parlato di una fine del mondo prematura, siamo già così senza speranza? »

« No. Basterebbe appunto che l’uomo la smettesse di contare per ogni cosa sulla religione. Basterebbe che aiutasse se stesso, o meglio i propri simili. Dio dovrebbe esistere nel convincimento degli uomini solo come progettista. Ha fatto la macchina ma è l’uomo che deve guidarla. Te l’ho già detto - Non avrai altro Dio all’infuori di me – doveva essere solo l’inizio, l’unica cosa difficile da accettare. Gli altri comandamenti sono talmente semplici e naturali che non hanno bisogno di spiegazioni. Sarebbe bastato solo aggiungere il secondo: - Non nominare il nome di Dio invano – vuol dire una sola cosa: rispetto. E il rispetto non basta averlo solo per Dio, ma bisogna averlo anche e soprattutto per i propri simili. I comandamenti che vengono dopo se ci pensi sono tutti peccati verso il prossimo e non verso Dio. Uccidere, rubare, tradire, invidiare. Perfino quel – Non commettere atti impuri – che tanto ci faceva paura da bambini, è un delitto verso il prossimo quando è accompagnato da violenza e prevaricazione. Ma di questo abbiamo già parlato. Un altro delitto contro l’umanità, gravissimo, invece non è stato scritto tra i dieci, l’ignavia verso la fame. Sullo stesso pianeta convivono opulenza e spreco con disperazione e morte prematura. Basterebbe spostare un po’ di risorse, “sprecare” un po’ di denari anziché in inutili civetterie in aiuti. Organizzare un servizio civile obbligatorio per tutti, anziché attendere che si impegnino i soliti e pochi volontari. Sarebbe istruttivo meglio di qualunque scuola, e cambierebbe la mentalità di molti. Inviare forze di pace anche in quei paesi dove non ci si può aspettare un utile. Il mondo occidentale non si accorgerebbe nemmeno dello sforzo economico necessario. »

« Quando mi sono fermato poco fa l’ho fatto perché ho avuto la sensazione che tu mi chiamassi. Perché hai voluto parlare proprio con me? »

« Non farti illusioni. Tutti gli uomini prima o poi, in un momento o nell’altro della vita e molto più spesso di quanto si creda, hanno bisogno di fare un discorsetto come questo. Specie quelli come te che si sono accorti di aver iniziato il viaggio di ritorno. Dio, o la coscienza, o comunque tu lo voglia chiamare, prima o poi presenta il suo conto. Talvolta purtroppo accade troppo tardi, talaltra solo all’ultimo momento, ma certi incontri li fanno tutti. Anche gli uomini più duri, che per tutta la vita hanno vissuto soli con se stessi, e non parlo di compagnia fisica. »

« Beh allora quasi quasi io vado, si sta facendo tardi. Ora che ci penso non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami… »

« Avrai notato che non l’ho fatto nemmeno io. In fin dei conti non ha importanza, forse non sono nessuno, forse non esisto. Oppure sono quello che tu vorresti che fossi senza bisogno di un nome, sta a te darmi un volto. Puoi anche fare a meno di me come hai fatto finora, ma dai un senso alla tua vita e comportati da uomo. Ora vai e fai un buon Natale. »

« Ok, allora mi basterà pensarti come da tradizione. Buon Natale Gesù, e copriti perché fa freddo. »

Risalì in macchina e ripartì. Improvvisamente la notte già luminosa lo divenne ancora di più, una stella cadente solcò il cielo andando nella sua stessa direzione, e lui volente o nolente dovette seguirla.

24 dicembre 2015


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