Gli Abba

 



Qualche volta guido la macchina di mia figlia, è una vetturetta scattante dal nome impronunciabile, Toyota Iq. Credo si legga Aichiu, sembra una rana e infatti se suoni il clacson fa cra cra e non bip bip. Larga e corta, tanto da fare concorrenza alla Smart. Ha la pretesa di avere quattro posti ma quelli dietro sono come quelli della 500 di una volta, ovvero esistono solo sulla carta di circolazione. E’ completamente automatica, manca il pedale della frizione e devi solo accelerare o frenare, come con il motorino. Una volta fatta la mano è addirittura divertente. Insomma una macchinetta moderna, perfetta per una giovane donna che vuol vivere al passo col suo tempo e la sua generazione.

Ha anche qualche soluzione sfiziosa, tipo i comandi dell’autoradio sulla razza del volante. Basta che non pretendi di cambiare canale, perché per farlo devi usare una specie di joystick, talmente pratico che rischi di prendere il primo albero che ti attraversa la strada. Così questa mattina mi sono seduto, ho regolato sedile e specchietto come da reminiscenze della scuola guida, allacciato la cintura e pigiato sul pedale del gas. Dopo la prima curva ho dato una disinvolta polliciata sul pulsante d’accensione della radio, come solo io e Sebastian Vettel sappiamo fare. Visto che come ho appena detto non oso cambiare stazione, ho aspettato pazientemente che terminasse una nostalgica canzone d’altri tempi. Quella che ha seguito era dello stesso tipo e cantata dalle stesse voci, quindi ho capito che non si trattava della radio ma di un CD, evidentemente dimenticato nell’apposita fessura. Prima che riuscissi a individuare gli interpreti ci ho messo un po’, e solo al primo semaforo ho potuto frugare nella tasca della portiera per avere conferma: ABBA: THE DEFINITIVE COLLECTION.

Ecco qui, finita la modernità, uno si sacrifica per far studiare i figli, perché guardino verso il futuro, e poi quelli ti ascoltano musica di cent’anni fa. Mi sale alle labbra solo una melanconica esclamazione:

“Mamma mia, here I go again, my, my, how can I resist you…”

13 ottobre 2015




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