Vento e processori

 


Tra i più bei ricordi conservo quello di un viaggio di pochi giorni fatto 25 anni fa, in barca a vela con un equipaggio composto da ben tre generazioni: mio padre, io e mio figlio. Partecipammo ad un raduno organizzato da un club nautico a Teulada. Era novembre e la cena conviviale si svolse sul molo, sotto un tendone allestito all’ultimo momento per ripararci da un copioso temporale. Il ricordo è sfumato, in particolare quello della cena, probabilmente perché alzammo tutti il gomito compreso il più giovane allora solo quindicenne. Tanto poi avremmo dovuto buttarci in cuccetta e ripartire con calma il giorno dopo.

Quella barca anche se di appena 7 metri era già modernissima, rispetto ai tempi in cui quindici anni li avevo io e frequentavo i corsi di vela a Carloforte. Aveva il rolla fiocco e i rinvii delle drizze nel pozzetto, accorgimenti banali ma che ti permettono di manovrare in sicurezza, anche col mare grosso senza rischiare di cascarci dentro.

Oggi l’anziano comandante di quella spedizione non c’è più, e il giovanissimo mozzo ha già passato da un pezzo “il mezzo del cammin di nostra vita” e ora è l'armatore. L’elemento medio ha sua volta è diventato anziano (quasi) ma allora dovette far da balia un po’ all’uno e un po’ all’altro dei sui compagni. Quindi è con organico ridotto che l’esperienza si è ripetuta lo scorso fine settimana su una distanza doppia, di 60 miglia tutte di bolina all’andata (che sono così lievitate a 80) e altre 60 al ritorno a motore per mancanza di vento.

La tecnologia ovviamente è diventata ancora più avanzata. A bordo ci sono winch self-tailing autobloccanti, che puoi regolare con una mano sola. Un sistema per ammainare la randa senza troppa fatica e senza che ti finisca in mare. Uno per ridurne la superficie prendendo qualche mano di terzaroli senza muoversi dal pozzetto, e altro ancora.

Ma quello che fa la maggior differenza è la strumentazione elettronica, che come in tutti i campi ha fatto anche qui passi da gigante. Davanti al timone a ruota, che era lui stesso una rarità su barche al di sotto dei dieci metri, ci sono il navigatore GPS, l’indicatore della direzione e forza del vento sia reale che apparente. Il misuratore dell’angolo ottimale di bolina, lo scandaglio e il solcometro. L’indicatore della temperatura dell’acqua marina, per quando i più freddolosi vogliono fare il bagno. E infine un pilota automatico che tiene la rotta meglio di qualunque provetto timoniere con movimenti minimi. Entrare in un porto che non conosci o in una rada circondata di minacciose secche è diventato un videogame, anche in piena notte.

Ti resta quindi il tempo di ammirare quel che c'è intorno: i paesaggi costieri, le gabbianelle che volano a pelo d’acqua, i cormorani che spariscono in profondità all’ultimo momento e i delfini. Poi la magia dei tramonti e la navigazione al chiaro di luna. Devi solo stare attento a scogli famigerati come Mangiabarche, con un nome che è tutto un programma, ma che disponendo di un GPS preciso non fa più tanta paura.

Infine ti godi la soddisfazione più grande: scoprire che a dispetto degli anni e del progredire della tecnologia… sei ancora capace di andar per mare.


4 giugno 2015


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