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Visualizzazione dei post da 2013

Si fa presto a dire banana.

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  Si fa presto a dire banana. Oggi ho mangiato una banana, mi rendo conto che non è una gran notizia. Ma sulla banana c’era un bollino e anche questa non è una gran notizia. Ma sul bollino c’era un numero e la scritta “Guarda da dove vengo!” (Ecuador) inserendo il codice 31955 in qui . L’ho fatto e ho visitato un sito bello e piacevole, dove si scoprono molte cose sulle banane, la cura e lo studio che richiedono, l’uso di materiali riciclabili, le varie qualità, la raccolta, la cernita, ecc. Addirittura perché le banane sono curve, non me lo sono mai chiesto e avrei vissuto ancora, anche senza saperlo. Però io ora lo so e voi probabilmente no. Il sito è interattivo, nel senso che si viene accompagnati all’interno di una piantagione, e si può scegliere di volta in volta quello che si vuole approfondire. E’ piacevole come un documentario, provare per credere. Una volta tanto una promozione pubblicitaria può essere interessante. 4 giugno 2013

Laveria Lamarmora

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Da ragazzini a Iglesias c’erano mille occasioni per gironzolare nei dintorni. Già allora i siti minerari abbandonati abbondavano, la loro visita oltre che vietata era certamente pericolosa. Il pezzo forte era Porto Flavia, una cosa da arditi. Un cancello chiudeva l’ingresso alla galleria e regolarmente veniva divelto quel tanto che basta per consentire il passaggio di una persona. Ma non finiva qui, un muro di miserabili blocchetti in cemento, cercava di ripristinare il divieto subito dopo, e veniva forato puntualmente dopo ogni nuova muratura, quel tanto che basta. Eravamo circondati da questi posti magici. Bastava allontanarsi un po’ e si poteva trovare di tutto. Giocare con un paranco per il sollevamento dei pezzi pesanti. Fare l’autoscontro con due vagoncini da miniera spinti uno contro l’altro (e qualcuno dentro, che imbecilli). Vedere com’era fatto un quadro elettrico. Qua e la si trovavano gli attrezzi buttati in qualche angolo, picconi, martelli, perforatrici, qualche casco. Le

Io e De André

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  Fabrizio De André è stato uno dei più noti cantautori del novecento. La sua arte ha unito la musica alla poesia, facendone una nuova forma che perdurerà nel tempo, è impossibile non amarlo, nel suo vastissimo repertorio chiunque può trovare una canzone che lo coinvolga, che gli tocchi il cuore. Iniziai ad ascoltarlo a tredici anni o giù di li, a casa di un amico. Le sue prime canzoni erano facili e alla portata di ragazzino, anche se piacevano soprattutto ai liceali e gli universitari. Col passar del tempo l’ho seguito sempre più assiduamente, ed è diventato uno dei miei artisti preferiti. Intanto il genio cresceva, coinvolgendo la generazione prima della mia e quella dopo. Mia figlia quando è morto ha pianto. Quando o compiuto cinquant’anni, come capita alle volte, due persone mi fecero lo stesso regalo, il cofanetto della sua opera completa. Una delle due era mio padre. Il Natale scorso i miei figli mi hanno regalato un bel libro, pieno di immagini. Si tratta di un' autobiograf

Jolly nero

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Le tragedie navali mi hanno sempre appassionato, per cui seguirò con attenzione anche quella accaduta a Genova ieri notte, quando la motonave Jolly Nero (già il nome non poteva portargli fortuna) si è schiantata contro la torre dei piloti causando numerose vittime. Voglio azzardare però qualche impressione a caldo. Incredibile, non tanto per le cause quanto per gli effetti. Finora si è parlato di crollo della torre di controllo, urtata da una nave porta containers in manovra. In realtà è venuta giù una intera palazzina ed è rimasta in piedi, ironia della sorte, solo la scala di sicurezza antincendio. I giornalisti si son già lanciati nelle solite amenità del tipo “La nave non doveva essere lì”. E dove mai dovrebbe essere una nave che manovra dentro un porto, se non sotto gli occhi vigili della postazione di controllo? Si consideri che la struttura si affacciava su uno specchio di mare largo non più di 500 mt in qualunque direzione si guardi. Quella nave è lunga circa 240 mt e larga 30,

L'escursione

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  Per quanto uno faccia esperienza, in qualunque campo, è ben facile dimenticarsi le regole fondamentali, anche le più banali. Ieri sono andato a fare un'escursione sui monti dietro casa mia, solo o quasi, col cane. Vedo già alcune facce contorte in una smorfia di disappunto e con ragione. Anche loro pensano quello che penso io da sempre: regola n° 1 in mare e in montagna mai da soli. Ma la mia vita ultimamente è un po’ incasinata, al punto che coordinarsi con un amico, anche per una semplice gita è diventato impossibile, a causa dei miei e degli altrui impegni. Così saltuariamente mi incammino per brevi e facili sentieri, o almeno questa è l’intenzione di base. Però, fatta già la mano a quello stradale, mi sono dotato di un amico artificiale, un navigatore tascabile da escursione. E’ un giocattolo del tipo “non me ne faccio niente, ma mi piace e me lo compro”. Dà un grande aiuto se saputo usare, anche se è un modello economico e non ha praticamente cartografia. E’ dotato di bussol

L'alba e il tramonto

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  Il tramonto è uno dei soggetti preferiti dai pittori e dai fotografi, non ho mai capito perché. L’alba è altrettanto bella, se non di più. Il tramonto è comune, è cosa di tutti. L’alba no, è cosa per pochi intenditori. Al tramonto sono tutti svegli. All’alba solo i più forti, i più laboriosi, i più coraggiosi. Il tramonto lo vedono tutti. L’alba solo coloro che in quel momento non dormono, che non hanno delegato le proprie emozioni all’alcol, o che non sono intontiti da una notte insonne passata in preda a cattivi pensieri. Il tramonto è cosa che si spegne, che muore. L’alba è cosa che nasce. Il tramonto è cosa che finisce. L’alba è cosa che comincia. Al tramonto uomini stanchi tornano alle proprie case. L’alba e il momento in cui talvolta iniziano viaggi meravigliosi. Sui campi di battaglia il tramonto cela il nemico, l’alba lo rivela. Il tramonto ruba al naufrago le ultime forze, l’alba gli dà nuova speranza. Al tramonto si mostrano le stelle, anche loro piene di poesia ma fredde,