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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

Alti e bassi

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Se guardi verso l’alto vedi il cielo, dietro il cielo c’è l’infinito qualcosa di inimmaginabile. Vuol dire che il cielo non ha fine, o anche se ce l’ha, per quanti sforzi tu faccia non riuscirai mai a vederla perché è troppo lontana. Quindi devi fermarti più vicino, le cose più vicine che vedi sono gli uccelli, corpi più pesanti dell’aria che riescono a sfruttarla e a navigarci dentro, a mezz’aria appunto. Gli uccelli sono creature meravigliose, forse le più belle che esistono. Più in alto degli uccelli vedi le nuvole. Le nuvole non sempre sono belle, talvolta vogliono dire tempo brutto e altre ancora addirittura disastri. Ma se pensi alla loro funzione non puoi che collocarle tra le cose belle. Le nuvole sono fatte d’acqua, acqua che fluttua nell’aria sotto forma di gas, acqua che riesce a volare come fanno gli uccelli. Le nuvole fanno parte del meccanismo perpetuo della purificazione e riciclo dell’acqua. Senza nuvole non ci sarebbe l’acqua e senza acqua non ci sarebbe vita. Quindi a

La isla bonita

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Ma si, mi sono detto "però almeno un'occhiata gliela posso dare" e così sono andato a cercare L'Isola di Pietro in streaming. Qui da noi ovviamente, abbiamo saputo che si sarebbe girata una fiction ambientata a Carloforte già dai primi sopralluoghi, e per mesi ci siamo ritrovati sui social le foto dell'amico di turno che era riuscito a farsi fotografare a braccetto con Gianni Morandi. Il quale fra l'altro pare si sia dimostrato una persona cordialissima. Non mi piacciono le fiction, ma trattandosi di un lavoro locale ero curioso di scoprire cosa ne sarebbe venuto fuori. Finché non ho scoperto che sarebbe andata in onda su canale 5, emittente che di solito non frequento per partito preso. A quel punto ci avevo già messo una pietra sopra, sull'Isola di Pietro fiction girata a San Pietro. Poi domenica scorsa se ne è parlato in famiglia e mi è stato detto che valeva la pena di buttare l'occhio almeno sulle bellissime immagini del paesaggio, riprese con i d

E poi più nulla

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  L’ultima cosa che vide fu un lampo di luce, molto simile ad un’esplosione. Sentì un dolore fortissimo ma brevissimo che si dissolse immediatamente. Poi più nulla, salvo un fischio acuto che continuò per circa trenta secondi, una sola nota che diminuiva di volume come un apparecchio a cui è stata tolta l’energia e si sta spegnendo. Si trovò subito dopo in piedi in mezzo alla strada, si guardò intorno, un nuvola di fumo inodore avvolgeva tutto e si stava diradando piano piano. Nessun rumore, silenzio assoluto e immobilità di ogni cosa visibile. Un chiarore neutro proveniva dall’alto, senza che fosse possibile individuarne la fonte, uniforme come quella dei grandi ambienti commerciali, costellati di miriadi di lampade a led montate sopra ad un vetro opalino. Sembrava una fotografia tridimensionale che avesse bloccato tutto ciò che si muoveva al momento dello scatto. Un gabbiano stava planando sul mare. Due scie rettilinee e parallele partivano dalla punta delle ali formate dal pulviscol

Il lungo viaggio

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  Ho visitato la mostra di Robert Capa in un museo di Nuoro. Ho bevuto un aperitivo seduto su una panchina, coi piedi sul parapetto che mi separava da un'ansa del Danubio. Ho salutato con imbarazzo un cameriere inglese con una stretta di mano, lui si aspettava una mancia ma io ero giovane e senza soldi. Ho dormito sdraiato sulla retina portabagagli dello scompartimento di un treno da Bari a Roma. Mi sono calato da uno strapiombo di cento metri appeso ad una corda. Sono passato sotto monti, fiumi, canali navigabili e piste d’aeroporto. Sono passato su un ponte che unisce l’Europa all’Asia e su dighe olandesi. Ho strisciato carponi dentro il torrente di una grotta e sono rimasto incastrato in un passaggio a clessidra. Ho volato dentro ad un abitacolo di latta. Ho avuto paura trovandomi per caso solo dentro una camera a gas di Mauthausen. Ho attraversato a piedi il Ponte delle catene di Budapest. Ho bevuto una birra gelata offerta prima ancora di dirmi “benvenuto” dal gestore di un ca