Alti e bassi


Se guardi verso l’alto vedi il cielo, dietro il cielo c’è l’infinito qualcosa di inimmaginabile. Vuol dire che il cielo non ha fine, o anche se ce l’ha, per quanti sforzi tu faccia non riuscirai mai a vederla perché è troppo lontana.

Quindi devi fermarti più vicino, le cose più vicine che vedi sono gli uccelli, corpi più pesanti dell’aria che riescono a sfruttarla e a navigarci dentro, a mezz’aria appunto. Gli uccelli sono creature meravigliose, forse le più belle che esistono.

Più in alto degli uccelli vedi le nuvole. Le nuvole non sempre sono belle, talvolta vogliono dire tempo brutto e altre ancora addirittura disastri. Ma se pensi alla loro funzione non puoi che collocarle tra le cose belle. Le nuvole sono fatte d’acqua, acqua che fluttua nell’aria sotto forma di gas, acqua che riesce a volare come fanno gli uccelli. Le nuvole fanno parte del meccanismo perpetuo della purificazione e riciclo dell’acqua. Senza nuvole non ci sarebbe l’acqua e senza acqua non ci sarebbe vita. Quindi anche le nuvole sono una cosa meravigliosa.

Sopra le nuvole vedi il sole, la luna e le stelle. Loro non fluttuano nell’aria, non potrebbero mai farlo perché hanno una massa gigantesca, ma talmente lontana da non subire la forza di gravità del nostro insignificante (rispetto a loro) pianeta. Anzi sono loro che ne influenzano il moto aiutandolo a galleggiare nell’universo. I corpi celesti sono cose meravigliose, è universalmente riconosciuto è proprio il caso di dirlo, e non c’è altro da aggiungere.

Insomma se guardi verso l’alto vedi solo cose belle. Se abbassi la testa invece lo sguardo si ferma subito a poche decine di centimetri. Vedi il pavimento e pensi che ti devi ricordare di dare una spazzata. Ti vedi i piedi e pensi che è ora di comprarti un altro paio di scarpe. Vedi la polvere, lo sporco del mondo, le cartacce, l’inquinamento. Solo quando ti va bene vedi dei fiori, ma il più delle volte vedi cose banali se non brutte.

Ti viene quindi da associare l’alto col bello e il basso con il brutto. Una sensazione molto simile all’accostare la luce al buio ed esagerando il bene al male. Così nella vita ti viene la smania di salire, di migliorare le tue condizioni economiche, di elevarti al di sopra degli altri per poterli guardare con sufficienza.

« Hei tu laggiu! Guarda dove sono arrivato, tu invece sei molto più in basso, sei minuscolo sembri un verme. »

Quando non ci riesci ti rosichi l’anima, perdi la stima in te stesso e ti rovini ogni giorno che passa, fino ad accumularne tanti che fanno tutti insieme una vita deprimente. O almeno questo è quello che arrivi a pensare.

Paragonarsi agli altri non è di per se un difetto, del prossimo talvolta devi seguire l’esempio per poterti migliorare e altre volte devi evitare di comportarti come loro se non vuoi cadere. Il fatto è però che giocare a migliorarsi non viene bene se guardi solo verso l’alto. Facendo così non vedi gli errori del passato e magari ci ricaschi, ma soprattutto non godi il presente e perdi il famoso “carpe diem”. Poi tutto è relativo, anche una carriera, anche una vita intera. Solo apparentemente siamo nati tutti uguali, tutti con un tronco, due braccia, due gambe e un cervello. No, c’è chi è nato con più forza, chi con più salute, chi con più cervello e chi con più fortuna. Quest’ultima non è un concetto astratto e superstizioso, mi riferisco all’ambiente. C’è chi nasce ricco e chi nasce povero. C’è chi nasce in un paese benestante e chi nasce nel posto più schifoso del mondo.

Anche l’alto e il basso sono relativi e non puoi omettere di considerare che al gradino dove ti trovi ci sei arrivato perché non sei partito da quota zero. La quota zero non esiste, comunque la vedi c’è chi quando è partito era già più in alto di te, e c’è chi per arrivare dove sei ha salito molti più scalini, perché era molto più in basso al momento di cominciare. Se accetti questa relatività non puoi fare a meno di perdere gusto all’eterna gara perché diventa ingiusta, e cominci a guardare anziché in alto intorno a te. Anche intorno a te ci sono cose meravigliose, e anche intorno a te c’è da godere la vita.

Ora che sei a mezz’aria prova a guardare giù, ma non fermarti alle scarpe. Come si può guardare al di la del proprio naso, si può guardare al di sotto delle proprie scarpe. Guarda tutti quelli che stanno giù, talvolta talmente in basso che nemmeno te lo immagini. Pensa alla fatica che ti sei risparmiato e pensa che la fatica spesso è dolore. Pensa alla fortuna che hai avuto a partire da quel punto relativamente privilegiato, anziché alla fortuna che hanno avuto quelli che sono più in alto di te.

Oggi ho visto il programma di Bebe Vio e mi sono sentito un mollusco di fronte a un tale gigante. Di nuovo l’alto e il basso, solo che questa volta li ho visti alla rovescia, e se li metti così ha proprio ragione:

« La vita è una figata ».

26 ottobre 2017


 

Commenti

Post popolari in questo blog

Egregio Comandante

Sulla scia degli Abbagnale

Quarantesimo