Cento morti in due giorni

 




Cento morti in due giorni.
Adria e Nizza, due stragi accadute in città lontane molto diverse tra loro a partire dalla lingua, ma che hanno in comune molto più di quanto si possa pensare a prima vista.
Nel primo caso sono morte persone che viaggiavano, andavano a lavorare o a studiare, semplicemente tornavano a casa per riposarsi, o il loro lavoro lo stavano facendo proprio in quel momento. Nel secondo gente che prendeva il fresco la sera, si godeva una festa e viveva qualche ora di spensieratezza. In comune hanno avuto un infame destino che le ha colpite a tradimento spezzandole con una morte violenta, anche se nulla avevano fatto per andare a cercarsela. Non stavano correndo in macchina, non stavano attraversando incautamente una zona pericolosa e certamente non avevano offeso né provocato nessuno.
Ciascuno dei Cento si è alzato la mattina per vivere una giornata normale, coi pensieri di tutti e forse addirittura di buon umore. Qualcuno contento, qualcuno triste, qualcuno benestante e qualcun altro miserabile. Certe morti sono molto democratiche non guardano in faccia nessuno, non la razza né il portafoglio e nemmeno la religione, sparano nel mucchio e basta.
Alcuni sono caduti per un “errore umano” altri per semplice cattiveria, che però sempre umana è. Per evitare una delle due stragi si sarebbe potuto fare molto. Forse bastava solo un po’ più d’attenzione, qualche soldo speso in sicurezza anziché intascato per lucro, maggiore consapevolezza nello svolgere un lavoro di grande responsabilità anche se mal retribuito.
Ma anche per l’altra. Le rivoluzioni (ieri era giusto il 14 luglio) non nascono per caso e nemmeno il terrorismo. Il disagio sociale arriva agli estremi quando la misura è colma, quando i problemi di intere popolazioni vengono ignorati troppo a lungo. Ogni rivoluzione ha i suoi eroi e i sui assassini, la qualifica dipende solo dalla parte della barricata in cui ti trovi, così come la valutazione se sia una rivoluzione giusta o meno.
Qualunque siano state le cause che li hanno uccisi i Cento avevano in comune soprattutto il fatto di essere innocenti, non avevano colpe di nessun tipo se non quella di essersi trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Soprattutto quelli tra loro che arano ancora dei bambini.
I Cento condivideranno anche la stessa conclusione della storia: verranno presto dimenticati. Ai morti dei treni è già accaduto, è bastato un altro fattaccio di cronaca perché sparissero dai giornali, con soddisfazione degli avvocati difensori che hanno visto i riflettori voltarsi da un'altra parte. Succederà come quando andavamo a scuola, il professore della seconda ora cancellerà la lavagna con un colpo di spugna per scriverci sopra altre cose.
Il guaio è che ci stiamo facendo l'abitudine, in tanti che siamo cento più o cento meno non farà alcuna differenza.




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