Il calcio

 


Non sono un grande sportivo, ma seguo i mondiali. Così facendo guardo le partite solo ogni quattro anni, e mi tocca pure sentire mia moglie che dice “Uffa, sempre calcio!”.

Ovviamente non ne capisco un tubo, ma a guardare queste gare mi ci diverto un sacco. Fin dall'inizio quando improbabili patrioti con curiose acconciature da ultimo dei moicani o tatuaggi da marinaio-galeotto, fanno finta di sapere a memoria il loro inno nazionale.

A parte il pietoso risultato (che poi bisognerebbe trovarcisi sul campo, prima di parlare) pare sia diventata ormai una consuetudine, che i calciatori italiani siano vittime di testate, morsi, e angherie degli arbitri sudamericani. Certe cose passano alla storia, per cui comincia a diventare seccante e un minimo di solidarietà ai propri rappresentanti, anche se per un altro verso li prenderesti a schiaffi, bisogna pure accordarla. Probabilmente per controbilanciare bisognerebbe arruolare qualche ultrà, che sappia bene menare le mani, ma senza esagerare come hanno fatto col povero Ciro.

Dopo anni di pratica quadriennale ormai riesco a capire persino le regole fondamentali. Per sapere cos’è un fuori gioco ci ho messo mezza vita, ma ormai lo so e potrei vantarmene al bar se ne frequentassi uno. Resta però nebbia fitta sui ruoli quali “mediano di spinta”, “mezzala”, perfino su “punta” ho qualche dubbio. Per me l’unico che si capisce bene cosa deve fare è il portiere. Per non parlare delle formule tipo 4 4 2 ecc.

Ma più di tutte una cosa mi è ancora del tutto oscura. I nostri calciatori sono dei professionisti, vale a dire pagati (molto) per fare quello, si presume con ogni condizione climatica e contro ogni imprevedibile tattica. Eppure il loro comportamento è sempre schematico e prevedibile, immutabile nel corso degli anni e nonostante l’avvicendarsi dei titolari. Le prime quattro partite sono sempre prese sottogamba, come a dire “facciamo atto di presenza e vediamo un po’ cosa succede”.

Anche quando poi sono con l’acqua alla gola, e sanno che o vincono o tornano a casa, all’inizio della partita fanno melina, passaggini, corsette, studiano l’avversario, non sprecano energie. Alla fine invece quando sono spompati, ridotti di numero e con la vergogna già stampata in fronte, diventano dei leoni. Ieri negli ultimi venti minuti gli avversari hanno visto i sorci verdi e solo la fortuna li ha salvati da un giusto pareggio. Ma dico io non si potrebbe fare il contrario, spendere all’inizio e risparmiare alla fine?

24 giugno 2014


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