Quattro cani per strada

 


"Impara l'arte e mettila da parte" è uno dei miei proverbi preferiti e lo trovo uno dei più saggi. Non si applica solo alle arti e mestieri ma a tutto ciò che può servirti nella vita. Così ho rispolverato qualche vecchia esperienza lo scorso fine settimana per fare una breve gita fuori porta. Si è trattato di caricare un furgone con delle masserizie di mia figlia e due cani. Poi siccome avanzava un po’ di posto le ho portato anche il marito. Tremila chilometri in tre giorni con quattro traversate, da Cagliari a Londra e ritorno.
I ragazzi, ormai neanche più tanto, si sono accollati tutte le spese e a me hanno affidato il compito oltre che di caricatore-scaricatore e marginalmente di manutentore, di riportare indietro il furgone preso a nolo, possibilmente intero. A loro va tutta la mia ammirazione per il coraggio, prima di tutto di rimettersi in gioco tutte le volte che la loro madre patria si è rivelata inospitale, in secondo luogo per essersi fidati di me.
Qualcuno si chiederà se non fosse stato più semplice spedire un container e fare un viaggio in aereo, ma la risposta è tanto semplice quanto assurda. Nel nostro secolo nessuna compagnia aerea imbarca animali per quella destinazione. Poiché non si sarebbero mai separati dai loro cuccioli la soluzione è stata obbligata.
Dunque mi hanno fatto comodo una modesta manualità acquisita in anni di quasi efficientissimo bricolage. La mia esperienza di camperista maturata in lungo e in largo per l’Europa. E perfino i miei trascorsi scout, escursionista e libero campeggiatore, dato che arrivando in una casa vuota ho dovuto arrangiarmi con sacco a pelo e materassino.
All’andata ha guidato mio genero Gianluca, io ho fatto da navigatore. Al ritorno ho fatto entrambe le cose, giocoforza non senza qualche sbavatura rimediata con tempestive correzioni di rotta. In due abbiamo parlato senza sosta, fracassandoci le orecchie a vicenda. Una volta rimasto solo ho pensato molto, a che cosa non ve lo dico.
Imprevisto finale è stato Mare Nostrum agitatissimo a causa del forte vento, mentre il tempestoso Canale della Manica era tranquillissimo. Ma allo sbarco ho trovato un radioso sole tiepido e caldo anche se è pieno inverno, che a Londra invece non c’era.

















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