Ti devo dire una cosa

 


Un giorno mia moglie mi ha convocato per un Gran Consiglio. E’ un’espressione esagerata se si riferisce alla famiglia, ma serve a rendere l’idea. Non ci si riunisce in grande pompa per le questioni di casa, ma aveva l’espressione solenne dei momenti cruciali, quelli che devi affrontare con serietà perché esulano dall’ordinaria amministrazione.
“Luca mi ha detto una cosa”
Drizzo le antenne, ma non più di tanto. Luca è il nostro figlio maggiore e all’epoca era già grande, laureato ed economicamente indipendente. Come dire perfettamente in grado di cavarsela da solo. Quindi certamente lei non mi stava riferendo qualche goliardata che avrebbe potuto metterlo nei guai e ho impostato il livello di guardia su qualcosa del tipo “Avrà fatto comunque qualche cazzata e vuole farmelo sapere tramite la madre” approccio cautelativo ormai collaudato da anni. Ma non poteva essere nemmeno quello, l’espressione di chi aveva l’onere di riferire i fatti era rilassata e non lasciava presagire nulla di drammatico. Dunque il fatto che fosse una buona o cattiva notizia sarebbe dipeso solo da me, da come l’avrei presa.
“Va bene, sputa.”
“Luca ha conosciuto una persona.”
“Sai che novità, è grande e di ‘persone’ ne ha conosciuto già più di una.”
Era ovvio che si trattasse della sfera sentimentale, ma un annuncio così ufficiale non riguardava evidentemente un normale flirt. Quelli non ce li ha mai detti, ci ha sempre messi davanti al fatto compiuto senza preamboli. Era qualcosa di più, evidentemente fuori dall’ordinario, come da considerazioni iniziali.
“Pare che sia una cosa seria, è una signora separata e ha una figlia”
Bene, ho pensato, intanto il fatto che sia una donna di questi tempi è già un fatto positivo. Per il resto non mi è sembrato niente di irreparabile. Senza riflettere troppo ho risposto:
“E capirai! Guarda potrebbe essere anche nera, l’importante è che se lo porti via.”
Quando ci si conosce da tanti anni non è necessario soppesare le parole, ci si capisce al volo più con i gesti e le espressioni che con le parole. Prima di tutto, poiché sono un antirazzista convinto era evidente che si trattasse di una battuta. Scema ma pur sempre una battuta. Secondo, se la notizia era rivestita di solennità poteva voler dire una cosa sola, la faccenda è seria e avrà un seguito. Terzo, non è che non veda l’ora che mio figlio se ne vada di casa, ma non puoi non rallegrartene, è arrivato il suo momento e al contrario di tanti suoi coetanei ha deciso di rendersi del tutto indipendente. Ma l’argomento più convincente per me è stato un altro ancora, il fatto che avesse deciso di affrontare una situazione per certi versi molto delicata gli faceva onore.
Che poi io Sabrina (la signora) l’avevo già vista, appena fuori casa. Rientravano da una gita in camper e la scenetta era tragicomica. Erano usciti in due coppie e l’altra stava litigando furiosamente. Luca e la sua compagna cercavano di rimediare in qualche modo e di appianare gli animi. Insomma una situazione non certo adatta alle presentazioni. Fatto sta che mi conquistò da subito. Nonostante l’espressione triste per le circostanze e l’abbigliamento disordinato di chi stava rientrando dal mare, aveva un’aria simpatica. E poi era una bella donna, il che non guasta mai. Ma al momento non sapevo ancora niente circa l’importanza del rapporto e quando è arrivata la conferma ho fatto due più due.
Dopo i primi eccitanti momenti di quella rivelazione restava però ancora una curiosità enorme, la bambina. Sara è entrata per la prima volta in casa nostra che aveva quattro anni. Un giocattolo delicato come lo sono tutti i bambini. La cosa più sorprendente era che nonostante l’età giovanissima era educatissima, in modo perfettamente naturale e senza forzature. Aveva l’aria disinvolta e sveglia, sorrideva sempre e lo fa tuttora. Era evidente che l’ultima parola sull’intera faccenda doveva essere la sua, tutti quanti, che ci piacesse o no, dipendevamo dal suo benestare.
Poi è arrivata anche la prima volta che è rimasta sola con noi, due adulti in là con gli anni che gli erano piovuti da chissà dove. Se la cavò benissimo, basti pensare che mi usò come bambola, mi pettinò e mi mise i bigodini, con grande spasso dell’unica spettatrice. Negli anni seguirono lunghe partite a carte o a shangai, durante le quali barava spudoratamente. A suo tempo è arrivato anche il secondo matrimonio della madre, al quale ha fatto da damigella d’onore con grande classe devo dire.
Ovviamente Sabrina aveva anche dei genitori, due sorelle a loro volta sposate. La famiglia per noi si è allargata improvvisamente, ma in modo del tutto naturale, con nuovi parenti. Gente in gamba, brillante, gioviale e lavoratrice. Va aggiunto un particolare non trascurabile, col tempo si è instaurato un rapporto confidenziale strettissimo tra suocera e nuora, e questo contrariamente ad ogni più diffuso luogo comune, può essere molto pericoloso. Il resto è storia, una macchina che una volta partita è andata avanti da se e non si è più fermata.
E il tempo passa senza chiederti nemmeno il permesso, dopo una folgorante carriera scolastica Sara ha compiuto 18 anni. E’ all’ultimo anno del Classico e non ci sono dubbi sul fatto che ne seguirà una universitaria altrettanto brillante. Ieri ha festeggiato, con la sua cerchia di compagni più intimi e lo staff dei parenti. Naturalmente ha ricevuto un sacco di regali, ma non è stata la sola. Io e Maria Cristina il nostro lo abbiamo ricevuto tanti anni fa, ma si rinnova ogni giorno. Nessuno può sapere cosa passa nella testa di una giovane, ma voglio pensare che finora abbia vissuto una vita felice, anche se ha dovuto affrontare una prova difficile fin da bambina.
Per il futuro le auguriamo ogni bene, perché se lo merita.

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