La maestra di Torino


Talvolta mi interrogo sul vero significato delle parole, vuoi perché proprio non lo conosco o vuoi perché é equivoco. Una di queste è signore, nata probabilmente come titolo nobiliare ma poi abusata e utilizzata a cuor leggero. L'accezione nobile in senso stretto l'ha persa già da po' con la caduta dell'aristocrazia e quindi oggi ha forse a che fare con la borghesia, con i soldi? Nemmeno, estremizzando capita talvolta di vedere le dimore di certi boss mafiosi, che possono essere definite forse sfarzose ma non certo signorili.

Io credo invece che la parola signore abbia più a che fare con la nobiltà d'animo. Il signore é generoso, da una mano quando può e non si tira indietro quando deve. Il signore cede il passo al più anziano, al più debole, all'incerto nell'incedere o anche semplicemente malfermo sulle proprie gambe. Il signore non rifiuta un saluto, nemmeno al suo nemico, ed anzi si sforza di porgerlo per primo.
Il signore quando viene messo al corrente di un segreto sa custodirlo. Non si vanta delle sue azioni, men che meno quando sono miserevoli perché sa riconoscerle. Quando viene gratificato dalla stima o dall'amore di qualcuno sa farne tesoro e trattarla come una cosa preziosa. Una confidenza, la confessione di una debolezza, il dono della massima intimità, per lui sono gioielli. Anche e soprattutto quando una storia finisce, perché rimanga quella considerazione che lui solo, in quel momento, poteva avere.
Il signore non si vendica, non si abbassa a tanto perché non ne ha bisogno, cerca altre soddisfazioni nella vita.
Un signore è tutto questo e certamente molto di più. Ma come molte parole anche la parola signore ha un suo contrario. Ci sono i signori, ma anche gli infami, i cialtroni e come si dice poco signorilmente i pezzi di merda.

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