Piccolo pensiero schifoso.


Piccolo pensiero schifoso in merito al droplet o per dirla semplice allo sputacchio.
Siete avvisati, perciò chi è sensibile non legga o almeno lo faccia lontano dai pasti. Però vi perderete delle considerazioni ovvie che potrebbero essere importanti in questo periodo.
Ero ancora un adolescente, forse quattordicenne, quando mi capitò un fatto che mi impressionò e allo tempo stesso tempo mi diede da pensare. Una delle mie prime prese di coscienza insomma. Si sa i bambini badano poco all’igiene e si metterebbero in bocca qualunque cosa. Questa pratica talvolta persevera anche negli adolescenti, soprattutto maschi. Mi trovavo in funivia, di quelle fatte ancora con due sole cabine, una che sale e l’altra che scende in senso contrario e portano un cospicuo numero di persone per volta. Era per le vacanze di Pasqua a Merano e data la primavera incombente per trovare ancora la neve bisognava andare oltre i duemila metri. La cabina era molto spartana, un involucro di metallo con una fascia vetrata a trecentosessanta gradi a livello del busto, per poter godere del panorama. Non era coibentata e per quanto ne so è così ancora oggi, la gente che se ne serve, quasi tutti sciatori, è già protetta dal freddo di suo. Non ricordo bene la portata ma era di circa ottanta/cento persone, che negli ultimi giorni dell’alta stagione veniva sfruttata al massimo.
Una scatola di sardine insomma, si stava gomito a gomito. La durata del viaggio era forse di dieci minuti e la gente cercava di impegnarli nel modo più divertente con lazzi e frizzi. A fianco a me c’era una coppia giovane, e lui per far ridere lei o peggio per terrorizzarla, se ne usci con questa interessante osservazione. Si era accorto che il tetto della cabina era costellato di goccioline per effetto della condensa su una superficie fredda, che una volta raggiunto il giusto peso si staccavano piovigginando sulla gente.
- Hai visto?
Disse alla compagna.
- Ci pensi che quelle gocce non sono altro che i nostri sputacchi che ci ricadono addosso?
Osservazione crudele ma veritiera che da allora mi torna in mente periodicamente, soprattutto negli ambienti chiusi come gli ascensori e più che mai in questi giorni. Forse come accade per le nuvole quella che cadeva era solo acqua distillata, ma vai a sapere l’impressione resta. Non sono di quelli che segue febbrilmente le statistiche o l’evolversi degli eventi, ma certe cose non puoi fare a meno di notarle e ti danno una misura delle implicazioni. E’ già passato un considerevole lasso di tempo dall’inizio dell’emergenza Covid e c’è ancora chi discute su argomenti che mi sembrano elementari.
1) Mascherina: Figlio e fratello di medico so da sempre che nelle sale operatorie la si usa da quando la chirurgia ha cominciato a prendere le distanze dalla macelleria. Non tanto per difendere medici e infermieri dalle malattie, ma soprattutto per difendere il povero malcapitato che in quel momento si trova sotto i ferri con le viscere in mostra. Va da se quindi che non ci sono omologazioni che tengano, è ovvio che se le mascherine sono confezionate da chi lo fa di mestiere offrono le massime garanzie. Ma è altrettanto ovvio che in mancanza d’altro funziona anche un fazzoletto triangolare sulla bocca e sul naso legato dietro la nuca, come quello dei banditi. Credo che potrebbe essere meglio di niente anche una calza da donna calata in testa, ma in questo caso il rischio di prendersi qualche pistolettata entrando in banca o alla posta, sarebbe troppo alto.
2) Mantenere la distanza di un metro: A chi non è mai capitato di parlare con qualcuno e vedere il lapillo che gli scappa per colpirti in pieno, sei fortunato se non ti centra in bocca. I lapilli sono solo le particelle più voluminose, quelle che siamo in grado di vedere, ma il vapore che emettiamo anche solo parlando è composto da milioni di goccioline dotate di una mobilità incredibile. Forse in grado di percorrere parecchi metri prima di passare da una traiettoria rettilinea ad una discendente. Se non viaggiano per energia cinetica fluttuano semplicemente seguendo le correnti d’aria. Quale metro di distanza quindi, forse non sono sufficienti nemmeno due. A chi a questo punto si sentisse già abbastanza schifato, dico che due persone che si parlano non sono niente in confronto a due innamorati che si baciano, con o senza lingua di supporto. Eppure non esiste nessun essere più ben disposto verso il suo prossimo di un innamorato in quei momenti. Quindi la regola più sicura è quella del buon senso, soprattutto con gli sconosciuti.
Finalmente è venuto fuori dopo quasi due mesi un problema semplicissimo, eppure era ben noto ed evidente bastava farsi un giro in funivia. Ma siccome per descriverlo non siamo capaci di usare termini altrettanto semplici, e siccome siamo italiani e talvolta ci vergogniamo della nostra bella lingua, gli scienziati ma soprattutto i giornalisti hanno cercato dubito l’anglicismo e lo chiamano droplet. Va bene uguale, ma cosi si rischia di non farsi capire dalla gente più semplice. Quindi lo dico per tutti e con tutta la modestia possibile, IN ITALIANO SI CHIAMANO SPUTACCHI.


 

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