Rayanata n° 5

 


Ho sognato che mi alzavo molto presto, prendevo un aereo e sorvolando , anzi più che sorvolando attraversando, una spessa coltre di nuvole andavo al di là del mare. Non ero solo, un monogamo cronico come me non lo è mai. All’arrivo c’era ad aspettarci un cugino che chiameremo il signor G, niente a che fare con Gaber anche se qualcosa mi dice che ci andremo molto vicino. Il signor G ha una graziosa villetta in provincia, in un paesino dove oltre a casa sua c’è lo spaccio, il municipio, il cimitero, l’osteria della Cesira e poco altro. In compenso i villaggi da quelle parti sono attaccati uno all’altro senza soluzione di continuità e quello che non trovi nell’uno trovi nell’altro, così finiscono per darsi del tu tutti quanti nel raggio di venti o trenta chilometri.
Per raggiungere casa sua il signor G ci fa percorrere mille tangenziali, interne ed esterne con i loro raccordi. Grandi arterie che sembrano pulsare sangue di continuo, per non parlare degli infiniti capillari che uniscono i paesi. Il sangue scorre veloce e apparentemente sicuro, portando materia vitale ad una enorme fetta d’Europa. Il paesino e la villetta sono tranquillissimi ma basta poco per raggiungere il resto del mondo col suo enorme caos. Tanti luoghi diversi uno dentro l’altro come in una matriosca.
Così ti capita di fare un happy hours con gli amici del signor G davanti ad un salame e una bottiglia di vino, o di cenare dalla Cesira in un ambiente familiare. Se vuoi mangiare a casa il minimarket ha tutto quello che ti serve, se invece ti sposti verso il cuore pulsante del sistema prendi l’aperitivo in locali di grido, col cameriere simpatico ma col gestore che ha la puzza sotto il naso. C’è una via dove puoi trovare tutto quello che non ti serve ma che devi avere se vuoi essere in. Ad ogni ingresso di negozio c’è un energumeno di colore con l’auricolare, pare che li facciano tutti uguali e ricordano molto i bodyguard dei presidenti americani. Dentro vedi gente assurda con pantaloni bianchi, mantellina scozzese, papillon e bastone col pomo di cristallo, che si gira ti guarda e pare pensi “Ma qvesto non vovva entvare pvopio qui vevo?”
L’eleganza non è solo delle persone, è anche delle costruzioni. Stupende chiese romaniche in mattoni rossi a vista si alternano a grattaceli o bellissimi palazzi in stile. Lunghe vie, viali e contro viali, onnipresenti platani. Strade quasi deserte molto residenziali e altre stracolme di gente, che se non ci sei abituato ti mette l’ansia. Sotto i piedi il vibrare della metropolitana, sopra la testa il continuo sorvolare di aerei, a livello del suolo il clangore dei tram. Parchi verdi, canali d’acqua, grandi cartelloni pubblicitari.
Intorno al cuore ci sono anche le province vicine da visitare, a non troppa distanza e ciascuna con i suoi gioielli architettonici e la sua cattedrale. Mentre una volta erano separate dalla campagna oggi lo sono dai centri commerciali, dai cinema multisala e dagli impianti sportivi.
Ci vorrebbe una vita per vedere tutto questo, ma noi non avevamo molto tempo e se non fosse stato per il signor G e la sua conoscenza della rete tentacolare non avremmo visto nulla. Poi il sogno è finito e siamo tornati a casa, con un'esperienza in più e una sensazione riscontrata altre volte: non serve affannarsi a correre dall’altro capo del mondo quando le cose belle le hai intorno a casa tua. Peccato che come accade spesso nei sogni non riesco a ricordarmi dove eravamo.
Grazie ancora signor G.













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