Ponte Morandi

 


Bisognerà avere il coraggio prima o poi di ammettere che certe cose in Italia non le sappiamo fare, o magari una volta fatte non le sappiamo gestire e mantenere in sicurezza. Alcuni nostri architetti sono richiestissimi all’estero là dove si vogliono opere che stupiscano e che siano all’avanguardia dal punto di vista prestigioso ed estetico. Ma i ponti proprio evidentemente non ci riesce di farli. Il loro crollo sta diventando una moda imbarazzante, per il prestigio dei tecnici e degli accademici nostrani. Io, fossi il presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri o qualche Magnifico Rettore, qualche domanda comincerei a farmela.
Bisognerà avere l’umiltà prima o poi di ammettere, che certe opere non le sappiamo fare perché non abbiamo scuola e quando ci serve uno specialista è meglio farlo venire dall’estero costi quello che costi. Magari da paesi dove i ponti li fanno tutti i giorni, duraturi e resistenti alle intemperie, Olanda o Danimarca per esempio. I cervelli non solo bisogna non lasciarseli scappare, ma anche importarli quando servono. Lasciamo fare la birra ai tedeschi, champagne e cognac ai francesi, e continuiamo a fare del buon vino che ci viene meglio.
Bisognerà avere mestiere prima o poi, per evitare di dire cazzate a caldo come ormai fanno a tamburo battente troppi giornalisti. Che nessun problema si mettono di declassamento visto che ricevono uno stipendio sicuro a fine mese e una tutela legale per legge. Prima di scrivere madornalità su altezze dal suolo del piano stradale, o dei piloni di sostegno di una struttura strallata confondendo l’una con l’altra, ampiezza delle campate e ipotesi di fulmini, basta fare una semplice verifica su internet come qualunque ragazzino di scuola media.
Bisognerà avere la pietà prima o poi di evitare di scrivere “Sono stati coinvolti quaranta veicoli e ci sono venti vittime accertate” quando è evidente che ogni veicolo ha almeno un conducente e non si cade incolumi da quarantacinque metri. La matematica non è un’opinione, come quella di certi ingegneri.
Bisognerà avere la franchezza prima o poi di ammettere che non puoi prendertela col governo dell’altro ieri, rimasto l’ultimo col cerino acceso in mano, quando a te che sei al governo oggi (molto, troppo precariamente) ti andrà bene se finirai in pari anziché fare peggio.
Bisognerà avere un minimo di orgoglio campanilistico prima o poi, per una regione che è stata una potenza europea, se non mondiale ai tempi bui del Medio Evo, per ricordarsi che vive su un territorio delicatissimo, stretto tra mare e monti. Che troppe ne sta vedendo tra alluvioni, tragedie portuali e crolli di ponti. Tutti incidenti dovuti, se tra liguri ci si vuol dire con la sincerità sui denti “Non contiamoci delle musse” a cattiva progettazione, cattiva manutenzione e cecità politica. Non so se lo si è notato, ma l’intera arteria autostradale ligure, lunga circa duecentosessanta chilometri, corre tra gallerie e viadotti con pochissimi tratti in rilevato. Sarà forse il caso di fare finalmente della manutenzione seria?
Ci vorrà l’onestà prima o poi di assumersi ciascuno le proprie responsabilità. Tanto che ci costa, sappiamo fin da ora che nessuno pagherà.

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