Gennargentu

 


Entro nell’ultimo paese che devo attraversare, sono in forte ritardo, volevo fare una scorciatoia che me ne avrebbe evitati due ma l’ho trovata chiusa a metà strada e sono dovuto tornare indietro per poi fare un giro larghissimo. Davanti a me c’è un tizio con una bella macchina che deve far vedere ai suoi compaesani. Va piano piano e come si usa da queste parti ogni quattro o cinque persone si ferma in mezzo alla strada a salutare qualcuno sbracciandosi dal finestrino, poi scambia quattro chiacchiere con calma, assolutamente incurante di quelli che aspettano dietro, con la faccia da forestiero zitti e muti. Finalmente arriviamo alla “periferia” la strada si allarga quel tanto che basta perché possa dare una sgasata e sorpassarlo. Lui mi guarda molto male perché ho osato, ma a questo punto non mi importa più.
Ho appuntamento con persone che non conosco ad un incrocio abbastanza noto, che in inverno è sempre coperto di neve. Ho aderito ad un invito su una pagina FB che organizzava un’escursione sul Gennargentu con pernotto, per vedere l’eclissi di Luna più da vicino. L’idea è ottima, in Sardegna di posti così vicini alla Luna come Punta La Marmora non ce n’è altri, milleottocentotrenta metri e spiccioli.
Arrivo al passo Tascusì, non c’è nessuno. Sta a vedere che per mezzora di ritardo questi mi hanno mollato, pur sapendo che ho fatto centosessanta chilometri di curve per arrivare fin qui. Aspetto lo stesso non si sa mai e poi che altro posso fare. Arriva il primo, dal mio abbigliamento capisce subito che sono della partita e si presenta. Ecco fatto, mi sono scapicollato con periglio e poi ero il più puntuale. Dopo poco arriva la guida organizzatrice, è una signora che si chiama Paola, è una geologa e a causa della crisi ha trasformato la sua laurea e la passione per le escursioni in professione, non senza acquisire brevetto e permessi. Tanto di cappello, fare la guida escursionista in Sardegna è cosa rara, specie se vuoi farlo in regola e se sei una donna. Paola si presenta e si scusa, poi si attacca al cellulare e cerca di recuperare i mancanti. Si intristisce, da sette che dovevamo essere hanno dato buca all’ultimo momento (complimenti!) in quattro. Ci guarda e ci chiede se abbiamo piacere di salire lo stesso. Rispondo che lei è la guida e se i suoi clienti sono solo due forse non gli conviene.
“Non c’è problema, ho preso un impegno e intendo mantenerlo”
Nel dirlo guarda il cellulare alludendo all’ultimo che le ha detto di no. E poi spiega che questo lavoro è così, una volta sono tantissimi un’altra pochi e va in pari. Se disdice con quelli già impegnati si guasta il nome e addio attività.
Partiamo. Anche essere pochi ha i suoi vantaggi, il silenzio resta silenzio, in montagna è importante e le spiegazioni che Paola ci da qua e la sono tutte per noi. Nonostante la stagione siccitosa incontriamo numerose sorgenti di acqua freschissima, i tre litri che mi sono portato da casa sono quindi inutilmente pesanti e caldi. Dopo circa tre ore arriviamo in vetta, montiamo le tende su un letto di pietre e ci godiamo l’inizio dell’eclissi, purtroppo rovinato quando la Luna è ancora bassa da un po’ di foschia. Mentre la osserviamo a levante, grazie all’altitudine vediamo ancora il Sole a ponente che sta per scomparire.
Consumiamo una frugale cena seduti in cerchio indiano. Non è facile fare un cerchio indiano in tre, viene molto spigoloso come le rocce su cui siamo seduti. Poi ancora quattro chiacchiere e a nanna, ognuno nel suo guscio di tela. La Luna è ora una abat jour che illumina l’interno della tenda attraverso la sottile parete, quanto basta per non sentirsi soli. Non è la prima volta che vengo quassù di notte, quell’altra c’erano otto gradi (a luglio) questa un po’ di più. Vale a dire doppio golfino, pantaloni lunghi e sacco a pelo, e pensare che ieri ho dormito col condizionatore acceso.
In piena notte mi alzo perché “ho sentito un rumore strano in garage” come dice quello della pubblicità della prostata. La Luna ora è altissima e illumina un'isola che sembra un presepe. Qua e la manciate di puntini luminosi segnano la presenza dei paesi. Altrove si specchia in qualche bacino artificiale con la classica scia d’argento. Decido che questa visione vale da sola la fatica della salita e il disagio di dormire sulle pietre.
Il giorno dopo scendiamo con calma, col Sole ancora basso e quindi al fresco. Su un milione e seicentomila abitanti che popolano quest’isola, molti di più ora sicuramente perché siamo in piena stagione turistica, solo noi abbiamo avuto quest’idea? Forse esagero e forse sarà stato per la dominate di colore delle rocce bianche, ma lassù mi sono sentito come il primo uomo sulla Luna, partecipe di una esperienza difficilmente ripetibile. Grazie miei pochi e prodi compagni di viaggio. Peggio per chi non c’era.














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