Il gioco

 


Non amo particolarmente i gialli, però ogni tanto qualcuno me lo leggo e poi questo era ben presentato dall’autore stesso, in TV. Si tratta di Giovanni Floris, quello di Ballarò e Dimartedì. Il racconto è strano fin dall’inizio e una cosa la si può dire senza rovinare nulla, Il Gioco è una sorta di caccia al tesoro, che avanza man mano che si scoprono degli indizi, basati sempre su colte citazioni letterarie. Ma non si deve temere di non riuscire a seguirlo, perché di volta in volta vengono dettagliatamente spiegate. Floris stesso ha ammesso che per scriverlo è dovuto tornare, a cinquantacinque anni, a prendere ripetizioni dalla madre.
L’ambiente di sfondo è la scuola e i personaggi sono compresi in tre categorie distinte: studenti, insegnanti e poliziotti. Ognuno, nessuno escluso, coi suoi pregi ma anche coi suoi difetti. Non manca di mordente ed è strutturato in capitoli brevi, scritto in scioltezza, mai noioso. I protagonisti vivono ai nostri giorni, ma vista la precisazione sulle categorie a cui appartengono, abbraccia due generazioni, che alla lunga interagiscono in modo insolitamente confidenziale.
Perfino lo schema tradizionale del giallo, che prevede almeno una vittima all’inizio, delle indagini e alla fine un colpevole, salta completamente. Tanto che fino all’ultimo chi legge si chiede se queste figure fondamentali saranno definite chiaramente o no. Beh non ve lo dico, leggetelo, ne vale la pena.


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