Storie liberate

 


Qualcosa si muove finalmente. Sono anni che sento parlare di recupero delle aree minerarie dismesse, non certo con avventati tentativi di sfruttamento dei pochi filoni rimasti, ma almeno turisticamente. Poiché sono cresciuto in zona credevo di conoscerla a memoria e invece qualcosa sfugge sempre. Percorrendo la SS 126 da Iglesias verso il mare, non si può fare a meno di notare, appena superata la frazione di Bindua, i resti di una bella villa, che sembra appesa a sinistra a mezza costa sulla montagna. Mi ripromettevo di andare a visitarla prima o poi, ma si trova all’interno di un’area industriale rimasta per anni chiusa e inaccessibile ai non addetti ai lavori. Mi è capitato finalmente di vederla da vicino solo pochi anni fa, durante un'escursione organizzata. Oggi invece è liberamente raggiungibile.  

Che poi uno crede di scoprire una casa e invece è solo quella più grande di un piccolo villaggio. Si chiama Normann in memoria dell’ingegnere che scoprì il filone, aprì e diresse la miniera nei primi anni del secolo scorso. La villa infatti non era altro che l’abitazione del direttore, nota come Villa Stefani. Ma c’erano anche un chiesa, uno spaccio, una casa degli scapoli, una foresteria e le abitazioni degli impiegati. Il villaggio è tuttora abitato ed amministrativamente parlando è una frazione del Comune di Gonnesa.

Qualcosa si muove dicevo, perché recentemente il sito è oggetto di numerose iniziative, a cura di un’associazione che ha preso il suo nome e vi fa avvicendare escursioni, visite turistiche e spettacoli. Davanti alla villa c’è una piazzetta che sembra fatta apposta. Ha forma semicircolare e può ospitare un centinaio di spettatori, abbastanza comodamente seduti su pratiche sedie a “rapida scomparsa”. In questo ambiente si è tenuto sabato scorso un concerto del cantautore Piero Marras piuttosto noto in Sardegna.

In realtà gli autori/attori/conduttori erano due, oltre a Marras c’era anche Vittorio Gazale, attuale direttore dell’area protetta dell’Asinara e scrittore divulgatore. Lo spettacolo aveva un tema “Storie Liberate”  incentrato sulla ricerca storica derivata dal riordino, catalogazione e recupero, dei documenti d’archivio frettolosamente trasferiti da numerose aree carcerarie sarde dismesse e ammassati alla belle meglio per anni in umide cantine. A questo lavoro certamente non facile hanno collaborato più che attivamente alcuni detenuti. Forse le persone più adatte, in quanto coinvolte, a selezionare il materiale che è servito inaspettatamente da traccia e ispirazione per la pubblicazione di due CD e due volumi, cantati da Piero Marras e narrati da Vittorio Gazale. Si tratta in pratica di una collana di storie toccanti, che i detenuti degli istituti di pena scrivevano alle famiglie. O almeno credevano di farlo, invece finivano in archivio, mai spedite per via della censura. Senza che lo sapessero gli autori, ma nemmeno i destinatari. No bastava quindi che in prigione finissero uomini colpevoli, ma spesso gravati da pene sproporzionate. Facevano la stessa fine anche i loro racconti, i sentimenti più intimi, le sofferenze ma anche pentimenti. Tagliando quegli ultimi flebili fili di speranza.

Che io ricordi non sono molti gli artisti che si sono dedicati ad un tema così delicato. Mi vengono in mente Don Raffaè di De Andrè e La casa in riva al mare di Dalla. Stavolta però si tratta di diciassette brani, ognuno con la sua spiegazione e ognuno tradotto in musica e poesia. Diciassette storie finalmente non solo Liberate, ma in grado di volare.



Storie Liberate Di Vittorio Gazale, Piero Marras

Carlo Delfino editore



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