Il Mediterraneo in barca

 


Chi cerca in questo libro un racconto di mare, con termini nautici, descrizioni di tempeste o avventura, rimarrà deluso com’è successo a me. Eppure dovevo aspettarmelo dopo aver letto i sui 75 (diconsi settantacinque) Maigret. Georges Simenon, questo grandissimo scrittore nato giornalista aveva una prerogativa, quella di riuscire a scrivere apparentemente su un tema e disattenderlo completamente. I suoi gialli raramente hanno avuto una trama geniale, ma la sua forza stava nel descrivere i paesaggi della Francia o della Parigi meno note, e non solo. Descriveva i personaggi con una tale minuzia di particolari e tratti caratteriali, da lasciar pensare al lettore di averli realmente conosciuti. Insomma più che scrivere dipingeva, più che romanziere era scenografo e caratterista.
Anche in questo caso infatti descrive luoghi e persone, ma più che altro popoli, visti dal mare chiuso che è stato la culla della civiltà occidentale. E ce n’è per tutti. Nato in Belgio non risparmia critiche ai francesi, ma soprattutto agli inglesi. Qualche commento benevolo invece, udite udite, lo regala agli italiani. Se si tiene conto che narra di una crociera effettuata su una goletta presa a nolo con tanto d’equipaggio, viene il sospetto che sia stato sponsorizzato dal suo editore, per quanto fosse un uomo benestante grazie al suo genio. In tal caso ha anticipato di molto certi programmi di gran moda oggi, dove fortunati conduttori se ne vanno a spasso per il mondo, con tutte le comodità e a spese altrui.
Bisogna fare attenzione a qualche trabocchetto. Usa spesso la parola negro che oggi è decisamente politicamente scorretta. Ma scrive nel 1934 e si può perdonare.
Su è giù per il Mediterraneo a bordo di un veliero da carico privo di motore, come tanti ce n’erano ancora all’epoca, si indispettisce per un difetto non da poco di queste imbarcazioni: una vela, anche quelle moderne e tecnologiche dei nostri giorni, non può andare contro vento. Che spesso, frequentissimamente, anzi quasi sempre, si ostina a provenire esattamente dalla direzione in cui vorresti andare. Così ti imbatti in cenni brevissimi come questo:
“Volevo raggiungere, sulla costa occidentale della Sardegna, un porticciolo chiamato Carloforte. I venti contrari mi hanno praticamente costretto a fare dietrofront e, alla fine, dopo aver trovato riparo in una piccola insenatura deserta, sono arrivato a Cagliari, sulla costa sudorientale della Sardegna.”
Ma anche di Cagliari parla pochissimo, peccato.


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