Treno di notte per Lisbona

 



Una volta viaggiare era costoso, molto costoso. Oggi lo si può fare a buon prezzo, salvo qualche rara indecente eccezione come i traghetti per la Sardegna. E poi nemmeno potevi sognarti un collegamento diretto tra Cagliari e Porto, o tante altre città europee. Per andare all’estero dovevi passare da Roma o Milano. Ora come per ogni altra cosa si fa tutto con un clic e nel tempo di un altro clic puoi catapultarti dall’altra parte del continente, 1600 km in linea d’aria in questo caso. Con un clic si fa per dire, per noi non è stato così semplice, abbiamo dovuto scroccare la perizia tecnologica in tema di app e check in online di figlia e nuora, e se sbagli trafila al computer o lungo l’interminabile camminata che ti porta all’aereo, sono penali nella peggiore delle ipotesi, figuracce nella migliore. Ma poi finalmente per l’ultima tratta, ci siamo trovati su quel “Treno di notte per Lisbona” titolo di un bellissimo libro (e film) che prendo molto indegnamente in prestito.

A Lisbona ci eravamo già stati quarantatre anni prima, appena sposati. Si trattò però di una toccata e fuga, io ero un giovane allievo ufficiale imbarcato su un transatlantico e per ragioni di servizio non avevo molto tempo libero da dedicare alle visite turistiche. La stazione di Santa Apolonia è sul Tago, giusto in corrispondenza del terminal crociere, così riprendiamo il discorso esattamente dal punto in cui lo avevamo lasciato. Arriviamo però immersi nella nebbia come se la città volesse tenersi dispettosamente nascosta ancora un po’. Altra tecnologia: un taxi privato reperito via Uber con l’apposita app, arriva in pochi minuti e ci porta alla casa temporanea di Alice, nostra figlia, che ci ospiterà e ci farà da guida.

Primo giorno mete classiche. Il centro fino alla Praça do Comércio, poi verso Belem con la sua torre e dintorni. Da questi paraggi sono salpati la maggior parte dei vascelli che hanno scoperto il mondo facendolo uscire dal medioevo, e i portoghesi ne vanno giustamente orgogliosi. Però ciò che è stato razzia e loschi traffici come la tratta degli schiavi, non viene menzionato dalle guide turistiche.

Secondo giorno. Altro treno alla volta di Sintra, una località-bomboniera situata ai margini di un enorme parco naturale, dove visitiamo il Palácio da Pena. E’ un assurdo castello che sembra uscito da un film di Walt Disney, con richiami moreschi e attorniato da alte mura. Fatto costruire da una regina come regalo di nozze per il marito, mica un tostapane per dire... Solo la vista che si gode dai camminamenti, dove l’occhio si perde sul parco e sull’oceano Atlantico, vale la vista. Il Nord Atlantico è notoriamente un mare burrascoso e siamo ai primi di gennaio, nonostante ciò nei giardini del castello ci sono ulivi, ortensie e rose, aiutati da un sole splendido.


Terzo giorno. Parte alta di Lisbona fino alla chiesa di Sant’Antonio da Padova, che nonostante il cognome acquisito era nativo di Lisbona ed è veneratissimo. Questa forse è una delle zone più interessanti della città. Ampie terrazze si affacciano sull'onnipresente fiume Tago. Le facciate rivestite con le azulejo (piastrelle) sono molto più frequenti. I caratteristici tram, che fanno allo stesso tempo da simbolo e da efficientissimo ed ecologico mezzo di trasporto, si arrampicano su pendenze impossibili. Nel pomeriggio l’immancabile tour col bus turistico scoperto. Per quanto possa sembrare una caduta di stile per il vero viaggiatore, questi mezzi ormai comuni in tutte le città danno un’idea complessiva difficile da cogliere altrimenti. Hanno anche una controindicazione però se utilizzati d’inverno, mentre scrivo ho la tosse e mi cola il naso. In serata la gita si chiude con una cattiva idea: la salita con l’Elevador de Santa Justa, un ascensore in stile Tour Eiffel di appena quarantacinque metri, che conduce ad una terrazza panoramica. Difficile apprezzarlo, dopo una fila di tre quarti d’ora ci si trova in cima, con una vista stupenda sulla città ma in preda a preoccupanti vertigini e al buio per giunta!

Insomma Lisbona è una città che segna il cuore. Chi non ha l’abitudine di farlo si converta, prenda il coraggio a quattro mani e parta per qualunque meta. Oggi lo si può fare low cost, con lo smartphone e le app, accidenti a loro!

10 gennaio 2019

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