Fai da te


Fine settimana ricco di opere costruttive quello appena trascorso. La prima è stata la riparazione di un televisore a led, del tipo sottile che usa oggi e che era stato dato ormai per morto. Al suo decesso ne abbiamo subito comprato un altro, perché non sia mai che in una casa italiana possa mancare un accessorio così importante. Poi sennò con chi te la prendi quando alla sera non danno niente che possa essere degno di considerazione? La cosa bella è che ci sono riuscito utilizzando un chiodo arrugginito, contro la migliore moderna tecnologia elettronica. Non vi spiego come per non annoiarvi e poi perché ho la segreta speranza che la mia soluzione possa diventare un importante segreto industriale.

Il secondo successo è stata la ricostruzione di un pozzetto fognario, operazione che ti fa notare che anche l’inverno e non solo la primavera, può essere ricco di profumi. Ho effettuato uno scavo a larga sezione (almeno per le mie umili braccia) l’acquisto e adattamento del nuovo pozzetto prefabbricato, l’installazione e il rinterro. L’opera verrà successivamente completata con un vaso di fiori adatto a coprire il coperchio che è brutto a vedersi.

La terza lavorazione è la predisposizione al posizionamento di un lampioncino in un angolo buio del giardino. Come gli altri si accenderà al comando di un sensore crepuscolare al calar della sera, mica così a caso. Questa però è rimasta incompiuta per la mancanza di un pezzo fondamentale.

Già fin qui avrei di che essere orgoglioso delle mie manine d’oro, e la consapevolezza di essere come dice mia moglie “un uomo da sposare”. Sennonché ogni azione positiva ha la sua contropartita, ogni opera d’ingegneria le sue vittime. Tornando all’elettronica il TV resuscitato è andato a sostituirne un altro molto più vecchio, che tenevamo in cantina da usare durante le stiratura e le ore di cyclette, queste ultime per la verità molto poche. Questo era di quelli ancora col tubo catodico, di dimensioni adatte ad un soggiorno anni 80’-90’ vale a dire 1 x 1 x 1 = 1 mc. circa. Afferro saldamente e sollevo l’infernale aggeggio con le mie braccia da camallo, le stesse che hanno scavato in giardino. Compio una rotazione di 90° col busto e…

Qui ci va una dettagliata spiegazione. Casa nostra, o meglio i mobili di casa nostra, non sono del tutto normali. Ogni superficie piana, che abbia le dimensioni di un eliporto o di un sottobicchiere non fa differenza, viene immediatamente ricoperta al suo nascere o anche al suo crearsi occasionale:
A - da una adeguata tovaglietta o centrino.
B - da un certo numero di soprammobili, ninnoli e portafoto. La densità abitativi dei soprammobili è uguale a quella di piazza San Pietro il giorno di Natale.

Ma torniamo al televisore. Compiendo la rotazione del busto un lembo della sottostante tovaglietta resta impigliato nell’apparecchio, probabilmente a causa del peso pari ad una pressa tipografica. Il mobile che lo reggeva è più portaerei che eliporto, nel senso che è stretto e lungo. La tovaglietta parte trascinata dal televisore, stile strep da depilazione. Il primo soprammobile a spiccare il volo, o perlomeno per sua natura ci prova, è un gabbiano di ceramica. Non vola molto e si schianta al suolo perdendo la sua elegante forma originale. Il secondo è una Madonnina stile Della Robbia. Anche questa ero convinto che potesse volare o almeno ascendere, e invece fa la fine ingloriosa del gabbiano. Gelo e terrore calano intorno a me. Poso il televisore mi siedo e medito immediatamente una line difensiva che sia credibile. Non ho molte scusanti, tanto più che quegli oggetti avrei dovuto appenderli a qualche muro già da lungo tempo e dopo immemorabili suppliche dell’arredatrice. Così si sarebbero certamente salvati, ma soprattutto avrebbero lasciato spazio ad altri soprammobili che si sarebbero infranti al posto loro. Tutto si potrà dire di me, ma non che sia un pusillanime, così finalmente mi decido a gridare:

« Amò, vieni che ti devo far vedere una cosa! »

Non è finita. Pranziamo e dedichiamo il pomeriggio della domenica, almeno quello, al riposo fino all’ora di merenda. La casa è già piena di pandori e panettoni quindi parto per una missione dall’esito sicuramente vincente. In prima battuta sbaglio la bustina del tè:

«Ti avevo chiesto tè verde, zenzero e limone.»
«E infatti c’è scritto zenzero e limone, e c’è anche disegnata una bella fogliolina verde.»
«Si ma il tè verde è quello con la bustina nera.»

Nessuna replica, in questi casi è la strategia migliore...

Finiamo la merenda e mi alzo dal letto per riporre l’elegante vassoio in melanina scivolosissima in un luogo sicuro. Le nostre tazze da merenda sono alte e strette, su una c’è Paperino e sull’altra Paperina. Paperina decide di provare anche lei a fare il gabbiano, solo che le papere volano ancora meno e la frivola coppia di tazze viene archiviata per sempre nell’indifferenziata. Perché conservare una sola non ha senso, e poi così puoi fare spazio a qualcos’altro.

«Dai su amò, dopotutto quando c’erano i ragazzi in casa di cose ne rompevano tutti i giorni»

Dopo di che mi appello alla clemenza della Corte.

Ci sarebbe anche la storia del filo sbagliato che ho tagliato montando il lampioncino, lasciando la casa senza corrente per un buon quarto d’ora, ma a quello ho rimediato subito.

19 dicembre 2016


 

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