Trasite

 


Ogni forma d’arte si sa è un mezzo d’espressione. Mai si può pensare che un artista abbia dipinto un quadro o scolpito un blocco di marmo, semplicemente perché gli piaceva quel paesaggio o quella figura. Magari è proprio così, ma poi ci sono i critici che stabiliscono quello che l’autore ha voluto veramente dire. Chissà se Michelangelo o Giotto potessero parlare quanti ne sbugiarderebbero. Quindi capire l’arte è una cosa difficile, ben lontana da percorsi logici e razionali. Figurarsi poi se si vuole capire la recensione di un critico su un opera fatta utilizzando un'altra opera, scritta in una lingua, tradotta in un'altra e letta in una terza. Soprattutto se il lettore, come me, ne mastica poco sia d’arte che di lingue straniere, inevitabilmente il dubbio sul vero significato rimane, ed è enorme.

Così durante le ferie mi sono trovato a passeggiare da solo come un cane, ma con il cane, in un bellissimo parco di Weimar. Weimar è al centro della Germania e dell’Europa, è una città cara ai tedeschi per essere stata un polo di aggregazione culturale, come per noi lo è stata Firenze. Qui hanno dimorato Goethe e tanti altri, oggi è sede di una delle più importanti università del paese. Capita talvolta che il cane mi serva da scusa per evitare i musei, dove lui non può entrare. Quindi viene con me per parchi, quartieri e viali, mentre mia moglie visita le sue amate pinacoteche, luoghi dove di solito mi viene voglia di suicidarmi già alla seconda sala. Se però anche durante una splendida passeggiata nel verde ti imbatti in cose culturali e artistiche, il trucco non funziona.

Un po’ dovevo aspettartelo, visto che sulla guida turistica stava scritto che per “Weimar Classica” si intende una serie di monumenti e luoghi imperdibili che hanno a che fare con la cultura, e il parco dove mi trovo è appunto uno di questi. Ok, che sarà mai, correrò il rischio. Cammina, cammina, passo su un ponte di legno che scavalca un fiume, butto l’occhio a sinistra e vedo una cosa, anzi due, vagamente familiari. Sono due figure umane e giacciono scompostamente gettate nel greto del torrente, quasi stessero prendendo il sole su una spiaggia. Ma non sono due tipi qualunque, sono i Bronzi di Riace, copie ovviamente ma a grandezza naturale. Che ci fanno due statue greche, ripescate da un mare italiano, nel letto di un fiume turingio?

Trovo un cartello esplicativo, o almeno spero che lo sia. Va già bene perché i tedeschi, notoriamente sintetici ed efficienti, non amano perdere tempo in divagazioni in lingue diverse dalla loro, ma quando sono ben disposti espongono almeno quella inglese. Eccola:

"Trasite" means "Welcome" in calabrian dialect. It is an expression used also in the little village Riace in the south of Italy. Riace is known for two things: the Riace Bronzes, two Greek statues, which were found in the sea in 1972, and the alternative refuge program Riace, Città futura, which started in 1988 when a boat of 200 Kurdish refugees anchored on the village’s beach. Dealing with this village on one side and classical Weimar on the other in the context of the current situation of the people who are coming to Europe by the Mediterranean sea, Trasite is referring to the topic of mobility and cultural exchange once upon a time and present day. Considering the role of Germany as one of the main rapresentatives of the EU and the desired destination of many refugees and putting in next to the idea of cultural import in the classical Weimar, the question is left open: who is welcome and who is not?

Che io ho tradotto così sperando di aver fatto bene, anzi sarò infinitamente grato a chi vorrà correggermi e illuminarmi meglio:

"Trasite" significa "benvenuto" in dialetto calabrese. Si tratta di un'espressione usata anche nel piccolo villaggio di Riace nel sud d'Italia. Riace è conosciuta per due cose: i Bronzi di Riace, due statue greche che sono state trovate in mare nel 1972, e il programma rifugio alternativo Riace città futura, che iniziò nel 1998, quando una barca di 200 profughi curdi approdò sulla spiaggia del villaggio. Prendendo in esame questo villaggio da un lato e Weimar Classica dall’ altro, nel contesto della situazione attuale delle persone che stanno arrivando in Europa dal Mar Mediterraneo, “Trasite” si riferisce al tema della mobilità e dello scambio culturale di una volta e di oggi. Considerando il ruolo della Germania come uno dei principali rappresentanti dell'Unione Europea e destinazione desiderata da molti rifugiati, e affiancandola all'idea di importazione culturale nella Weimar Classica, la questione rimane aperta: chi è benvenuto e chi non lo è?

Fatto questo l’unica interpretazione che mi sento di confermare è quella che riguarda la parola trasite. Grazie alla mia passata frequentazione di marinai meridionali, so che trasire letteralmente significa entrare, dalla Campania alla Sicilia. Ma se usato con la seconda persona plurale, voi, assume il significato rispettoso di invito, accomodatevi, siete il benvenuto, fate come se foste a casa vostra, ecc. Ma il senso del resto della traduzione, per quanto possa essere formalmente scorretta, mi lascia con l’amaro in bocca. Soprattutto nella sua azzardata conclusione.

Si perché può darsi che una tale questione sia posta in senso autocritico, però c’è un altro fatto che la rende di dubbio gusto: Weimar si trova a soli otto chilometri da un altro luogo famoso, ma tristemente, che si chiama Buchenwald.

8 settembre 2014

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