Concordia


Finalmente è arrivata e speriamo che sia finita. La Concordia una splendida nave nata al servizio del lusso ha terminato la sua ingloriosa storia ieri mattina. Ci è voluto uno spiegamento di forze senza precedenti per accompagnarla al suo ultimo ormeggio. Tre piloti solo per la manovra, quando normalmente ne basta uno. Protezione Civile, Marina Militare e il top dell’ingegneria navale mondiale.

Ministri nostrani, ma anche ministri francesi, hanno vigilato con occhio attento preoccupati per il pericolo d’inquinamento. Dimentichi che a pochi chilometri dai confini italiani ci sono delle centrali nucleari e che fino a l’altro ieri i loro colleghi facevano scoppiare bombe atomiche su remoti e incontaminati atolli nel Pacifico.

Un super panfilo attrezzato per il rilevamento delle balene apriva il corteo. Casomai un convoglio che viaggiava a 2 nodi (ovvero 3.7 km/h, la velocità di un pedone) rischiasse di investire qualche balena. In un tratto di mare dove tutti i giorni passano decine e decine di navi che viaggiano a 18/24 nodi.

Così la più grande operazione di rovesciamento della frittata degli ultimi tempi, ovvero la trasformazione di una grandiosa figura di merda in una brillante operazione tecnologica, è perfettamente riuscita.

Ma le navi di solito non finiscono così. Tutte, grandi e piccole, da carico o di lusso, bananiere o per il trasporto di pericolose sostanze chimiche, vengono trainate da scassatissimi rimorchiatori per mezzo mondo. Fino a raggiungere remoti porti indiani, dove ragazzini scalzi per prima cosa svuotano la morchia residua dei serbatoi del gasolio, con secchi portati a spalla. In quei porti generalmente muore un operaio al giorno e quelli che sopravvivono vengono pagati con poco o niente. Questo i giornalisti lo sanno, ma non lo dicono.

28 luglio 2014

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