Il tempo perduto


Il tempo perduto può avere diversi significati, ad esempio un periodo della vita che si sarebbe potuto impiegare meglio facendo grandi cose o più semplicemente tempo recente che non avremmo perso se avessimo preso decisioni diverse. Ma questa è la banale storia di un orologio da pochi soldi.

A gennaio abbiamo cambiato il camper, operazione che comporta oltre ad un salasso economico anche qualche disagio pratico. Per consegnare il vecchio veicolo occorre svuotarlo, ed è un occasione istruttiva per rendersi conto di quante baggianate inutili c’erano dentro. E’ un po’ come quando si cambia casa, ma per fortuna molto più in piccolo. Si da il caso che abbiamo una cantina, quindi il “trasloco” è avvenuto un po’ alla garibaldina buttando provvisoriamente le cose qua e la.


Pian piano abbiamo allestito il nuovo, cercando di caricarci le cose man mano che ci servivano, in modo da eliminare definitivamente qualche accessorio inutile. Ma una cosa è mancata da subito, un orologio da parete che fa tanto comodo, visto che quando siamo in ferie ci piace lasciare da parte quelli da polso, per avere una sensazione in più di lontananza dal solito tran tran.

Dal punto di vista del valore poco male, si trattava di un orologino comprato in edicola. Si proprio così in edicola, faceva parte di una di quelle favolose collezioni proposte a fascicoli settimanali, per vendere oggetti di poco prezzo al triplo del loro valore. Nonostante ciò lo pagammo veramente poco e poi la nostra collezione si fermò alla prima uscita. Ma era intonatissimo col colore delle pareti e dei mobili del camper, e lo sarebbe stato anche sul nuovo, ho sposato un'artista e la cosa ha il suo peso. Poi si sa a certi oggetti ci si affeziona, anche lui insieme a noi aveva girato mezza Europa.


Ho rivoltato la cantina e il resto della casa cento e una volta per cercarlo. Ho guadato in posti impensabili, in scatole e cassetti che non venivano aperti da tempo immemorabile. Eppure l’unica cosa che ricordavo perfettamente era che quando l’ho tirato via ho pensato, con fare da volpe più furba delle sue sorelle “lo metto qui perché così non si rompe e non si perde”, ma purtroppo ho dimenticato il “qui”. Abbiamo aperto anche una cassa panca dove oltre alle coperte di casa, sapevamo esserci qualche trapunta, tovaglie e altra biancheria in dotazione del camper. Quella volta abbiamo anche litigato perché l’orologio non c’era ma è saltato fuori un paio di scarpe da montagna, perse anche loro molto tempo prima. Quantomeno c'era da chiedersi cosa ci facesse un paio di scarponi in mezzo a tovaglie e lenzuola.

Sono arrivato al punto di pensare che forse tutta la manovra di rimozione e conservazione in un posto sicuro, l’avevo solo sognata e che in realtà era rimasto sul vecchio mezzo. Ormai mi ero rassegnato, siccome non sono nuovo a queste vicende (vedi le scarpe) come sempre mi son detto “ma si sta a vedere che appena smetto di cercarlo salta fuori” infatti, non proprio subito ma …


Domenica bighellonavo in cucina al ritorno da un'uscita. Avevamo appena finito di rassettare e mi aggiravo in accappatoio dopo la doccia gocciolando qua e la. Non so se è stata mai fatta una statistica su quante volte guardiamo determinati punti del nostro habitat. Fatto sta che abbiamo una piattaia di quelle verticali a giorno, senza antine, che si appendono al muro e vi si mettono i piatti più belli in piedi. Anche questo è un oggetto caro, perché ci è stata regalata da un parente che non c’è più, era di quelli con le mani d’oro, era capace di fare sedie e piccoli mobili con legname trovato in giro e riciclato, praticamente a costo zero se non per quello del suo lavoro. Oltre ai piatti ci conserviamo mille cose di utilizzo immediato: le medicine del momento, i cavatappi, le chiavi del contatore, le sigarette, un piccolo cassetto in basso contiene di tutto e di più. Poi ci sono i taglierini d’ulivo e di ginepro che usiamo per affettare i salamini o la bottarega. Una mezzaluna e una mannaia da macellaio antiche. Vari souvenir riportati dalle nostre scorribande. Gli oggetti di maggiore utilità naturalmente sono sui ripiani più bassi, ma l'esperienza dice che non passa giorno senza che qualcosa venga tolto o rimesso su quel mobile.

Ero al centro della stanza, mi volto lentamente spazzolando l’ambiente con lo sguardo come il fascio di luce di un faro. Probabilmente nel farlo avevo anche un dito nel naso e con l'altra mano mi stavo grattando il sedere, ma non ne sono certo. Mi blocco bruscamente, l’orologio è li sul secondo ripiano, quindi nemmeno tanto in alto, messo in piedi appoggiato ad un piatto e parzialmente nascosto solo dal correntino di legno messo li per non far cadere le stoviglie. Funziona a batteria e ha un disegno di pura fantasia ma per l’occasione si trasforma, diventa uno dei suoi lontani parenti tirolesi e mi fa “cu’ cu’”. Senza staccare lo sguardo per paura di perderlo di nuovo ho chiamato mia moglie, e senza dir nulla son rimasto col braccio e l’indice tesi, con la bocca aperta.

Anche lei era dispiaciuta per la perdita e contenta per il ritrovamento, ma si è subito rabbuiata e ha detto: “Porca miseria. Come ho fatto a non vederlo, possibile che sono sei mesi che non spolvero li sopra?”

25 luglio 2012









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