Famiglia allargata



Sono sotto l’acqua con un ombrello striminzito, mentre mia moglie manovra per uscire dal cancello con la macchina. E’ soprattutto in queste situazioni che un meccanismo di apertura elettrica con telecomando farebbe comodo. Ma il nostro cancello è malamente posizionato in diagonale rispetto all’asse del vialetto e ne occupa praticamente tutta la luce. Dovrei fare un disegno perché si capisca bene, ma fatto sta che il montaggio dei motori è praticamente impossibile. Così me ne faccio una ragione, mentre sto ad aspettare le caute manovre, mirate ad evitare qualche riga sulla fiancata.

Siamo a giugno è ho un abito blu, tirato fuori dopo anni di oblio da guardaroba e che Lei ha abbinato con una polo bluette. Non è che voglio fare il figo, a me sembrava blu anche quella, ma Lei ha sentenziato che quello è bluette e casa nostra sui colori non si scherza. Mocassini neri ideali per camminare nelle pozzanghere e cintura nera ma non di karatè. Sorvolo sull’abbinamento blu-nero che mi dicono essere un accostamento da peccato mortale, ma a me piace, essere un po’ casual chic. Dopo essermi inchinato per chiudere il paletto del cancello, posizione in cui l’ombrello diventa totalmente inutile, finalmente riesco a guadagnare il sedile del passeggero. Il resto sarà un viaggio su strada arcinota, rallegrata solo da qualche brusca frenata a filo di lunotto della macchina davanti e qualche volo planato sui dissuasori. E’ anche così che si fanno i capelli bianchi. Stiamo andando ad una prima comunione. Dal momento che le spose bagnate sono spose fortunate, mi domando se è così anche per i comunicandi, io tra vedere e non vedere glielo auguro.
Piccoli centri grandi tradizioni e così arriviamo in un ordinato ristorante di campagna, molto affollato da un’unica numerosa famiglia. Conosco i dintorni e sono sicuro che mangeremo bene. Qualche chiacchiera, giusto il tempo di fare le foto prima che spariscano giacche, cravatte e foulard, e via si parte verso la sala da pranzo. Il più impaziente è il festeggiato, ma alla sua età e data l‘occasione, ha diritto ad una indulgenza plenaria. L’organizzazione è impeccabile, con tanto di tabellone dove trovi il tuo nome e sai dove devi sederti. Il nostro sarà il tavolo “blu notte” un caso raro di accanimento cromatico. A me piace questo sistema, è democratico e ti solleva da ogni responsabilità.
Capito ottimamente, davanti ad una coppia di coetanei che conosco già, e di cui conosco soprattutto la simpatia. Da una parte ho la moglie, che è pur sempre un commensale sicuro. A portata di voce dei signori un po’ più grandi, so già a prima vista che mi racconteranno un sacco di cose interessanti. Non sai mai che piega prenderà la conversazione, in questo caso abbiamo inaspettatamente navigato nel vasto mare dell’archeologia, della storia locale, della natura e delle esigenze forestali. Si è parlato anche inevitabilmente di Tizio e di Caio, ma sempre garbatamente, anche quando sono circolate voci su qualche politico. Il tutto letteralmente condito, con i lapilli rosso vulcano, che partendo da qualche lumaca sotto l’effetto fionda dello stecchino che vuole sfrattarla, vanno a finire sul bluette marino della maglietta.
E così è trascorsa una gradevolissima giornata. Lasciando fuori dal locale insieme alla pioggia qualche preoccupazione, perché quelle non mancano mai. Il calore della famiglia è piacevole e proporzionale al numero dei componenti. Tra giovani e meno giovani ti trovi sempre bene, anche quando credi di essere solo un parente acquisito, ma loro ti fanno capire che invece ormai fai parte della banda.
Grazie e ancora auguri ad Alessandra, Marco e naturalmente Andrea.

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