Quando si è giovani dentro

 

Qualche anno fa lessi un articolo che dichiarava senza mezze misure, che l’anzianità comincia a sessantacinque anni. Rifiutai questa ipotesi così categorica facendomi scudo con ciò che mi sentivo dentro. Però da poco ne ho compiuto settanta e mi sono detto che non avevo più scuse. Ma quel sentirmi giovane nell’animo, quella voglia di vivere, provare e vedere, è ancora immutata. Buon per me. Resta la curiosità di sapere come mi vedono gli altri, dal momento che io mi stupisco di incontrare qualcuno apparentemente più vecchio di me e di scoprire che invece è ben più giovane. Così ho gradito molto, prima ancora dell’oggetto, l’idea del regalo di compleanno che mi hanno fatto i parenti e gli amici più stretti. Un drone.
Molte persone a causa dei tempi che viviamo, associano i droni alla guerra. Ossia macchine in grado di colpire e uccidere a distanza parecchie vite, salvandone solo una, quella del pilota che resta al sicuro lontano, dietro ad un telecomando. Per fortuna non è esattamente così. I droni hanno anche utilità molto più pacifiche, che spaziano dalle indagini geologiche, alle misurazioni topografiche, fino a semplici attività ludiche. Una di queste e senz’altro una delle più divertenti, è la ripresa fotografica o cinematografica dall’alto, senza la necessità di dover ricorrere al costoso noleggio di un aereo, Queste possibilità hanno arricchito di molto i contenuti di film e documentari, con riprese che fino a qualche anno fa sarebbero state impensabili, soprattutto a livello amatoriale. Tuttavia, dato che sono apparecchi ancora tecnologicamente recenti, e a parte il costo, non vuol dire che sia facile usarli. Cosa che invece richiede una certa preparazione, ecco qui una nuova sfida. Questo è quello che ho dovuto fare:
1) Apro la confezione per inventariare i pezzi che contiene, tutti al momento di forma strana e sconosciuta. Richiudo quasi subito.

2) Cerco un minimo di istruzioni, che non trovo. La scatola contiene pochi foglietti, tradotti in venticinque lingue ma assolutamente insufficienti allo scopo. Sono destinati alle avvertenze di sicurezza, tipo “non ingoiare il drone, soprattutto quando è acceso”. Oppure tipo “tenere l’apparecchio lontano dalla portata dei bambini (e degli anziani)”. Poi ci sono le ormai immancabili istruzioni per lo smaltimento, assai pessimistiche visto che l’aggeggio è nuovo, ma almeno sai che quando e se dovrai buttarlo, non potrai farlo nel WC di casa. Manca invece totalmente e inesorabilmente una benché minima quick guide, insomma uno di quei manualini dell’ABC a prova di stupido.

3) Quindi cerco una guida online, ormai lo si fa per tutto ma non è detto che sia facile nemmeno questo. Finalmente la trovo e stampo in proprio quello che il costruttore ha evitato di includere nel prezzo.
4) Riapro la scatola armato di guida operativa, ma non basta ancora. Non so chi scriva questi documenti, però facilmente capita che lo faccia alla rovescia, partendo dalle cose più difficili e astruse per finire con quelle semplici mica tanto.

5) Quindi cerco un tutorial su Youtube. Dopo tutto lo facciamo ormai per qualunque cosa, anche per la maionese in casa. Altre difficoltà, gli youtuber secondo me si dividono in tre categorie: Quelli che sanno le cose, ma non sanno spiegarle. Usano un linguaggio tecnico impeccabilmente corretto, ma farcito di nuovi termini che tu essendo un neofita non puoi conoscere. Poi quelli che condiscono il discorso con numerosi intercalari, come “E’ una figata”, “E’ tanta roba.” e l’immancabile “Tac!”. Fanno ore di video dove mostrano il drone in volo, che decolla, vira, torna a casa, ma assolutamente non ti dicono come ciò può avvenire. Infine ci sono i bravi cristi, generalmente hanno accento meridionale, non di meno si sanno esprimere in termini semplici, comprensibili e soprattutto utili. Insomma nonostante i fiumi di video che ti spiegano i segreti dell'aerodinamica, delle radiocomunicazioni e dell’informatica, prima di trovare quello giusto ce ne passa parecchio. In fondo per le prime esperienze non serve molto, semplicemente qualcuno che ti dica come andare su, come virare a destra e a sinistra, e come tornare giù senza fracassare un giocattolo, il cui principale difetto è quello di costare parecchio.

6) Finalmente la prima prova. Cerco un campo libero nei dintorni di casa. Purtroppo però trovarne uno senza alberi, cespugli o anche solo sterpi secchi in pieno agosto è cosa rara. Lo trovo, tristemente sporco di rifiuti. E’ una lottizzazione realizzata trent’anni fa con tanto di fognature, marciapiedi e lampioni, rimasta però senza case e per quanto mi serve al momento, senza abitanti.

7) Preparo il tutto ripetendo a mente le operazioni raccolte online. E’ arrivato il momento, mi armo di coraggio e tiro verso il centro e verso il basso i due joystick, i quattro motori si accendono con rumore da calabrone infuriato. Altro colpo di una delle due cloche verso l’alto e il drone si alza fino a 1,2 metri circa, si stabilizza e mi guarda come a dirmi “Bravo, mo’ ti voglio vedere cosa fai”. Ho citato il calabrone non a caso, perché a parte il rumore riesco a fargli fare un volo nervoso tipo linea spezzata, con virate a 90° e repentini saliscendi. Lo lascio sfogare un po’ e poi affronto il primo atterraggio. Com’è noto a tutti gli aviatori è la manovra più difficile, specie per un quadricottero. Prima di uscire di casa ho rubato un tappetino del bagno, rosso, ben visibile, che fungesse da eliporto. Su quattro o cinque atterraggi di prova solo una volta lo manco, ma senza danni.

9) Resta un'ultima importante prova, la funzione di ritorno automatico. Utilissima perché riporta l’apparecchio facendolo atterrare da solo in caso di interruzione del dialogo col telecomando, esaurimento della batteria o semplicemente la perdita del contatto visivo. Infine può essere attivata manualmente anche se il pilota semplicemente non sa che pesci pigliare. Il drone registra automaticamente via GPS la posizione di decollo prima di partire, se la procedura automatica di rientro si attiva, lui parte a razzo verso l‘alto fino a raggiungere un’altezza prestabilita. Cerca la verticale del punto di atterraggio sempre con l’aiuto del GPS, e comincia a scendere. Nel mio caso arriva un metro sopra al tappetino e si ferma a mezz'aria. Mi compare un messaggio sul cellulare, già perché non vi ho ancora detto che il volo lo si controlla usando quello come monitor, un'altra meraviglia delle opportunità tecnologiche. Il messaggio dice “Terreno inadatto per l’atterraggio” ma non dà suggerimenti. Ma come, ti ho fatto planare dolcemente una decina di volte su un tappetino del bagno abbandonato in mezzo alla campagna, una cosa ti chiedo di fare da solo e non sei capace? Ecco che l’orgoglio dell’umarell ormai destinato a osservare cantieri edili senza poter interferire, viene appagato. Riprendo il controllo manuale e riporto l’apparecchio al suolo sano e salvo.
Sembra incredibile, ma tutto questo ha richiesto quasi una mesata. Ora mi resta solo da intervistare il nipote esperto. Quello che per vie traverse ho saputo essere stato il consulente tecnico e commerciale dell’acquisto. Per farmi dare più ampie e magari nascoste avvertenze. Nel frattempo grazie di cuore agli amici e parenti che mi hanno dato fiducia. Mediamente sono tutti più anziani di me quindi sapevano quello che facevano e i rischi che correvano.

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