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Lavori socialmente utili

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Una mattina di tanti anni fa, sono uscito di casa e ho visto una squadra di operai intenti a scavare una serie di buche lungo il ciglio della strada. Non ho potuto fare a meno di chiedere cosa stesero facendo, e mi risposero con un sintetico e poco compromettente “lavori socialmente utili”. Nonostante qualche altro tentativo non riuscii a saperne di più, ma quella sera tornando a casa trovai una piacevole sorpresa. Ognuno di quei buchi era stato riempito con un giovanissimo alberello di Pino Marittimo. Dopo qualche altra indagine presso vicini ed amici, scoprii che era stata un'iniziativa del Comune. Stanziando un po' di soldi avevano dato una volta tanto a quel “lavori socialmente utili” un doppio significato: un po' di lavoro retribuito a chi ne aveva bisogno e realizzato un'opera di pubblica utilità. Che per quanto modesta, sarebbe diventata col tempo notevole. Dopo pochi anni arrivò una brutta e devastante alluvione, ma gli alberelli per quanto fossero ancora molto

L'isola delle volpi azzurre

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Il grande merito di Cristoforo Colombo non fu certo quello di scoprire l’America, dal momento che all’arrivo la trovò già abitata, da genti che in qualche modo c’erano evidentemente arrivate prima di lui. Fu piuttosto quella di renderla nota al mondo civilizzato, ma soprattutto di fargli prendere atto che le terre emerse erano ben più vaste di quelle conosciute fino a quel momento. Ma fu solo un attimo se lo considera nella lunga storia delle esplorazioni. I popoli europei già da un pezzo scorrazzavano per mezzo mondo a caccia di nuove ricchezze e di traffici commerciali. E’ proprio il caso di dire mezzo, perché dall’estremo occidente europeo le carovane terrestri, o le spedizioni navali, arrivavano ormai fino in Cina. L’ampiezza di un emisfero, appunto. Per Colombo fu questione di poco, fu certamente ardito e coraggioso ma anche fortunato, cercando per primo di andare dalla parte opposta allontanandosi dalle terre conosciute, verso l’ignoto. Solo una trentina di anni dopo un altro ard

Funerale di stato

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  Quando viene a mancare una persona illustre i famigliari, se sono allo stesso tempo dei signori ma di quelli veri, chiedono anzi pretendono, che i funerali si svolgano in forma privata. La ragione è semplice: anche se si tratta di una persona divenuta illustre per qualunque motivo, il privilegio dell'ultimo saluto spetta ai parenti ed amici più stretti, prima che a chiunque altro. Oggi si svolgono le esequie di un personaggio diventato famoso soprattutto perché, da classico uomo che si è fatto da se, ha racimolato una fortuna immensa. Ed è ormai inutile continuare a farsi domande sul perché e sul come. Sul suo operato politico poi, ci sarà purtroppo ancora un tempo infinito per poterne discuterne. Ma si può star certi senza mai giungere ad un giudizio definitivo e ampiamente condivisibile. Meglio avrebbe fatto dunque la famiglia, anziché massacrare tutta l'Italia con necrologi stile spot pubblicitario e logo "Grazie Silvio", a piangere il proprio congiunto in ambien

Famiglia allargata

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Sono sotto l’acqua con un ombrello striminzito, mentre mia moglie manovra per uscire dal cancello con la macchina. E’ soprattutto in queste situazioni che un meccanismo di apertura elettrica con telecomando farebbe comodo. Ma il nostro cancello è malamente posizionato in diagonale rispetto all’asse del vialetto e ne occupa praticamente tutta la luce. Dovrei fare un disegno perché si capisca bene, ma fatto sta che il montaggio dei motori è praticamente impossibile. Così me ne faccio una ragione, mentre sto ad aspettare le caute manovre, mirate ad evitare qualche riga sulla fiancata. Siamo a giugno è ho un abito blu, tirato fuori dopo anni di oblio da guardaroba e che Lei ha abbinato con una polo bluette. Non è che voglio fare il figo, a me sembrava blu anche quella, ma Lei ha sentenziato che quello è bluette e casa nostra sui colori non si scherza. Mocassini neri ideali per camminare nelle pozzanghere e cintura nera ma non di karatè. Sorvolo sull’abbinamento blu-nero che mi dicono esser

Romanengo

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Una domenica di tanti anni fa andai a prendere mia madre all'ospedale San Martino di Genova. All'indomani avrebbe dovuto affrontare un'operazione delicata, ma quel giorno poteva ancora uscire. Andammo in riviera dalla sorella. Al ritorno prima di rientrare all'ospedale andammo a fare due passi nei caruggi, per comprare qualche ricordo da regalare alle amiche in Sardegna. Entrammo da Romanengo la storica confetteria, e volle regalarmi tre bottigliette di sciroppo per dolci da portare a mia moglie. Da quella operazione non si svegliò mai più e quelle bottiglie sono da allora esposte, intonse, nella vetrina delle stoviglie preziose nel nostro soggiorno.

Pestaggio a Milano

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  Mi infastidisce non poco il fatto che i giornalisti (tutti) si siano premurati di precisare che si trattava di una donna transgender, quasi a sottolineare l'imbarazzante dubbio sul sesso. Ma il punto non è quello, ciò che è grave, gravissimo, è che tre energumeni indegni di indossare una divisa, a ottant'anni dalla caduta del regime si siano sentiti autorizzati ad usare ceri metodi. Tra l'altro il fatto che fossero in rapporto tre a uno lo qualifica già come un atto vile, dunque ancora più grave per dei "tutori dell'ordine". Non ha importanza l'età, il sesso, la nazionalità, il colore o qualunque altra classificazione della vittima, sono dettagli di secondo piano. La persona è stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale e questo ci può stare, ma tornando allo zelo dei giornalisti in vena di classificazioni, avrebbero dovuto precisare meglio, che una donna transgender di 41 anni è stata bastonata da tre fascisti.

Siamo tutti sulla stessa barca

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  Oggi ho visto due immagini che mi hanno colpito su Facebook. Probabilmente concepite e pubblicate in contesti diversi, ma che invece mi sembrano strettamente collegate. Le ho rubate ma a fin di bene, in buona fede. La prima aveva una brevissima didascalia che diceva "I romagnoli sono bellissimi". Indubbiamente alludeva al disastro di questi giorni in Emilia-Romagna e all'aiuto che stanno dando i così detti extracomunitari. La seconda parla da sola ma va tradotta, ci provo: "Non siamo tutti sulla stessa barca. Siamo nella stessa tempesta. Alcuni hanno imbarcazioni di lusso, altri canoe e altri stanno annegando. Sii gentile e aiuta chi puoi." Non c'è dubbio che nessuno meglio dei primi, si intende di barche, tempeste e annegamenti e nessuno meglio di loro può capire la saggezza di quella semplice massima. Forse noi invece riusciamo a capirla solo ora, cerchiamo di non dimenticarla. https://www.facebook.com/photo/?fbid=802892348066445&set=a.2314832052073